Stanco morto dopo un’ora di footing, Giorgio si mette a fare l’autostop. Si ferma una spider, al volante un signore in smoking lo fa salire ma gli dice di doversi fermare dal meccanico per riparare il carter dell’olio. Strada facendo gli racconta che è stato un recordman del lancio del giavellotto, ma che ora si diverte di più con il windsurf. Chi ritiene che il paragrafo precedente, oltre a raccontare una storia improbabile, contenga troppe parole inglesi, può tranquillizzarsi: non ce n’è nemmeno una. I termini stranieri (indicati in corsivo) nel mondo di lingua inglese hanno significati diversi da quelli che assumono in Italia, o addirittura sono inesistenti.
Parole francesi — Noi italiani abbiamo sempre amato le parole straniere. Poiché oggi è l’inglese la lingua internazionale per eccellenza, molte espressioni anglosassoni sono state adottate nella nostra lingua, da computer a insider trading. Vi sono diversi termini, però, che pur avendo forma inglese risulterebbero incomprensibili oltre Manica. Tralasciando alcune errate varianti ortografiche di «vere» parole o espressioni inglesi, come windsurf per windsurfer (la tavola a vela) o windsurfing (lo sport) oppure happy end per happy ending («lieto fine»), la prima cosa da osservare è che molte delle nostre parole presunte inglesi sono in realtà francesi, a cominciare da alcuni componenti della numerosa famiglia degli -ing. Uno smoking, in Italia e in Francia, è l’abito da sera maschile che in Inghilterra si chiama dinner jacket e in America tuxedo. Il termine deriva probabilmente da smoking jacket, «giacca da fumo», un tempo usata per la fumatina dopo cena, ma che è oggi una giacca da camera maschile. Sempre i francesi hanno inventato footing, che in inglese significa «punto d’appoggio», mentre l’inutile corsa con cui ci si illude di mantenersi in forma si chiama, come ormai abbiamo imparato, jogging. Ancora dalla Francia, dove si amano le parole in -ing e si odiano le consonanti doppie, si è tentato di introdurre in Italia, probabilmente in roulotte, il caravaning (termine che gli inglesi usano ma scrivono caravanning), però l’incursione è stata respinta.
Linguaggio quotidiano — Le parole pseudo-inglesi abbondano nel linguaggio quotidiano. Un box («scatola») può indicare un’autorimessa (gli inglesi, con poca fantasia, dicono garage) oppure quel recinto in cui si parcheggiano i bambini piccoli (in inglese playpen). Un water («acqua», ma abbreviazione di water-closet, «gabinetto») si chiamerebbe in inglese toilet bowl, mentre un ticket («biglietto») sulla ricetta medica è un prescription charge e un toast («pane tostato») è più esattamente un toasted sandwich. Invece l’ibrido autostop, che pure abbiamo importato dalla Francia, è per gli inglesi hitch-hiking. Un carter («carrettiere») di bicicletta o motociclo (così chiamato dal nome dell’inventore, J.H. Carter) è un copricatena, chain guard, mentre in un motore d’automobile è il serbatoio dell’olio lubrificante e si chiama oil sump.
Mondo dello sport — Vari esempi di falso inglese provengono dal mondo dello sport. I soliti fastidiosi francesi ci hanno rifilato anche recordman, ma noi l’abbiamo sostituito con l’italianissimo primatista non appena ci siamo accorti che molti record-holders sono in realtà donne. Diversi campionati sportivi hanno non soltanto qualche bel play-off («spareggio»), ma anche alcuni misteriosi incontri denominati play-out, sconosciuti altrove. Negli sport di squadra, specialmente nel calcio, l’allenatore viene chiamato mister («signore», ma in inglese si usa soltanto se seguito dal cognome), anziché coach, trainer oppure manager. E, passando a un altro genere di partite, prima dell’avvento dei videogiochi noi giocavamo a flipper anziché a pinball. (In realtà si chiamavano flippers, «pinne» ma anche «congegni a scatto», i meccanismi per colpire la pallina.) In inglese, slip come capo d’abbigliamento vuol dire «sottoveste», mentre da noi significa «mutande» (underpants), probabilmente da un antiquato bathing slips che indicava il costume da bagno maschile.
Spider e playback — Una parola interessante è spider, che in inglese come noto vuol dire «ragno». Il significato di «automobile scoperta» (in inglese, two-seater) potrebbe derivare da spider phaeton, nome di una carrozza leggera e veloce, tanto più che phaeton è un termine, seppure fuori moda, per indicare un’auto scoperta. Ancora più lontana è l’origine di playback. In Inghilterra significa «riproduzione del suono» (come negli impianti stereo), ma il termine è utilizzato niente meno che dall’industria cinematografica indiana, dove un playback singer è «un cantante che fornisce la voce a un attore il quale muove la bocca senza cantare». In qualche modo il termine è arrivato da noi, dove indica quello che in «vero» inglese si chiama lip-synching («sincronizzazione delle labbra»).
Parole travisate — Vi sono poi varie parole ed espressioni inglesi il cui significato originario viene travisato. Per esempio, il termine testimonial significa «testimonianza» ma anche «lettera di raccomandazione» o «referenze»; oggi in inglese viene usato per indicare un messaggio pubblicitario in cui un personaggio famoso garantisce la bontà di un prodotto o di un’iniziativa. In italiano il termine viene invece adoperato di frequente per indicare il personaggio stesso. L’esempio più celebre di un simile uso travisato è Far West, sempre in voga nelle pagine economiche dei giornali quando si paventa una liberalizzazione selvaggia. E proprio «selvaggio» era l’Ovest degli Stati Uniti, dove si chiamava Wild West. In italiano, il significato di Far («lontano») come connotazione geografica (analoga a Far East, «Estremo Oriente») è andato perduto. Annotazioni del genere si potrebbero ripetere per varie altre espressioni, ma il discorso porterebbe lontano. Meglio fermarsi qui prima di addentrarsi in un vero... Far West.
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