TERRORISMO ISLAMICO (1)
Per capire il terrorismo internazionale di matrice islamica, che in questo inizio di XXI secolo si è rivolto contro l’Occidente industrializzato, è necessario considerare tre aspetti: 1) il fenomeno del terrorismo in generale; 2) il contesto storico, ossia gli eventi che hanno riguardato il Medio Oriente nel XX secolo; 3) il contesto culturale o religioso, ossia quello che chiamiamo fondamentalismo islamico. Qui vediamo brevemente il primo aspetto, mentre gli altri sono esaminati rispettivamente negli articoli Terrorismo islamico 2 e Terrorismo islamico 3.
1) Il fenomeno del terrorismo
Il terrorismo è un fenomeno che ci accompagna da oltre due secoli. Nonostante questo, non esiste ancora oggi una definizione di terrorismo accettata da tutti. Se vogliamo dare una definizione di base del terrorismo, possiamo definirlo l’uso sistematico della violenza per creare un clima generale di paura in una popolazione, allo scopo di raggiungere un particolare obiettivo politico. Si possono distinguere tre tipi di terrorismo: il terrorismo di Stato; il terrorismo dei movimenti di liberazione; e il terrorismo rivoluzionario, o terrorismo vero e proprio, quello che ci interessa parlando dell’attuale terrorismo islamico.
Terrorismo di Stato — Si ha terrorismo di Stato quando sono gli stessi organi e istituzioni dello Stato (governo, forze di polizia, esercito, servizi segreti, magistratura) a far uso della violenza e del terrore ai danni della popolazione. Questa è la prima accezione del termine terrorismo, nata nell’epoca successiva alla rivoluzione francese, per definire il periodo chiamato appunto del Terrore (1793-94), quello di Robespierre e dell’uso indiscriminato della ghigliottina. Da allora vi sono stati numerosi esempi di questo uso istituzionale del terrore: dalla Germania di Hitler all’Unione Sovietica soprattutto nel periodo di Stalin, alle dittature militari in Cile e Argentina negli anni Settanta fino all’Iraq di Saddam Hussein, passando per la Cina di Mao e la Cambogia di Pol Pot, quest’ultimo forse l’esempio più macabro e atroce di un potere politico che massacra i propri cittadini. In simili casi il terrore serve a mantenere e a consolidare il potere politico.
Liberazione — Il terrorismo dei movimenti di liberazione ha riguardato in particolar modo il periodo della decolonizzazione, ossia della conquista dell’indipendenza da parte di paesi assoggettati agli imperi europei, specialmente britannico e francese. Dall’Irlanda all’Algeria al Vietnam, molti paesi hanno raggiunto l’indipendenza in seguito a campagne terroristiche. In casi del genere non è facile distinguere fra terrorismo e guerriglia, poiché spesso le azioni violente sono le stesse. Tuttavia la guerriglia mira a una vittoria di tipo militare, come una guerra vera e propria, per cui i bersagli sono spesso di natura militare, mentre il terrorismo si basa sulla paura per conseguire i propri scopi, e allora colpisce generalmente obiettivi civili. Per questo gli studiosi definiscono la guerriglia «l’arma dei deboli», ossia di coloro che non possono scontrarsi ad armi pari con un esercito, e il terrorismo «l’arma dei debolissimi», di quanti cioè non possono prevalere con la sola forza delle armi.
Rivoluzionario — Il terrorismo vero e proprio, o terrorismo rivoluzionario, è perpetrato da gruppi armati clandestini non inquadrati in formazioni militari o paramilitari ma mescolati alla popolazione civile. Inoltre le vittime di questo terrorismo sono quasi sempre civili e del tutto estranee alla lotta che riguarda da un lato le istituzioni dello Stato e dall’altro i terroristi. Il terrorismo ha avuto varie incarnazioni e si è ispirato a numerose ideologie: in Italia abbiamo avuto negli anni Settanta un terrorismo di matrice comunista e uno di matrice fascista, oltre a uno di tipo etnico-nazionalistico (in Alto Adige); l’ideologia marxista ha alimentato molti movimenti terroristici in varie parti del mondo (dalla banda Baader-Meinhof in Germania all’Armata Rossa giapponese a Sendero Luminoso in Perù), ma ci sono stati terrorismi di tipo etnico-nazionalistico (i baschi dell’Eta in Spagna, i còrsi in Francia, i tamil nello Sri Lanka), di ispirazione religiosa (indù, sikh e musulmani in India e Pakistan; cattolici e protestanti in Irlanda del Nord, anche qui se le motivazioni reali erano piuttosto di tipo etnico-politico) o razzista (il Ku Klux Klan in America), mentre un secolo fa erano gli anarchici in Europa e negli Stati Uniti a uccidere capi di Stato e di governo ma anche a compiere attentati con vittime civili.
Fallimento — Se vogliamo trarre un’indicazione da tali vicende, e anche un messaggio di ottimismo, possiamo notare che tutti questi movimenti terroristici, al pari di tutte le attività umane, hanno avuto un inizio, uno sviluppo e prima o poi una fine. Inoltre nessuno di questi gruppi terroristici ha mai raggiunto il proprio scopo, ossia la conquista del potere o più in generale l’abbattimento del potere esistente. I terroristi di solito si considerano un’avanguardia che con le sue azioni clamorose e violente dovrebbe indurre la popolazione a ribellarsi contro i governanti, ma questo non è mai avvenuto. Mentre infatti i movimenti di liberazione hanno spesso conseguito il loro obiettivo, ossia l’indipendenza del paese, il terrorismo rivoluzionario ha sempre fallito. La differenza va ricercata probabilmente nell’appoggio della popolazione, presente in un caso e assente nell’altro. Se la lotta è fra terroristi da un lato e istituzioni dello Stato dall’altro, per l’esito finale è determinante l’atteggiamento della popolazione, che si trova nel mezzo e fornisce gran parte delle vittime: quando la popolazione si schiera dalla loro parte, i terroristi vincono; quando si schiera dalla parte dello Stato, i terroristi perdono. Le azioni terroristiche, che colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile, creando nelle persone un senso di insicurezza e di ansia, inducono a prendere le distanze dai terroristi anche coloro che possono condividerne le idee.
Differenza — La differenza principale fra il terrorismo odierno, di matrice islamica, e quelli precedenti è la natura internazionale di questo movimento. Mentre i terrorismi del passato avevano un carattere locale e miravano all’abbattimento del potere in un determinato Stato, il terrorismo che si richiama all’Islam prevede una lotta in tutto il mondo. Per questo è difficile analizzare l’atteggiamento della popolazione dei confronti dei terroristi. Nel mondo islamico e specialmente arabo, Osama bin Laden e soci godono di un vasto consenso. Per capirne il perché, dobbiamo esaminare, nell’articolo Terrorismo islamico 2, una serie di eventi storici relativi al Medio Oriente.
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