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RECENSIONI
Murakami Haruki, Norwegian Wood, Einaudi, Torino 2006
Nel Giappone della fine degli anni Sessanta, fra proteste studentesche e sviluppo economico, il giovane Toru Watanabe, personaggio a metà fra il giovane Holden di Salinger e David Copperfield, osserva il mondo dal collegio universitario che lo ospita: mentre lui appare indeciso riguardo a come inserirsi nel mondo degli adulti e anche riguardo alla propria vita sentimentale, altri sembrano risoluti, evidenziando però spietatezza o follia. È la ricerca di un modo per sviluppare autonomamente la propria personalità, anche attraverso l’amore per due ragazze, afflitte l’una da disturbi psichici e l’altra da una storia familiare pesante, mentre su tutto aleggia una costante tristezza alimentata da diversi suicidi. Il libro (in precedenza pubblicato col titolo Tokyo Blues) è affascinante, ma la versione italiana è piuttosto scadente. A parte scelte traduttive infelici (un giapponese che dice «non ho una lira»?), si incontrano spesso errori di sintassi, congiuntivi latitanti, virgole casuali («quando ero, ancora giovane»). Come spesso accade, viene da domandarsi come mai non ci sia stata un’attenta rilettura in redazione.
Jonas Jonasson, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, Bompiani, Milano 2011
Dopo tanti romanzi gialli, dalla Svezia arriva un libro improntato al divertimento puro, che racconta le avventure di un centenario in fuga dalla casa di riposo. I personaggi, più che svedesi, sembrano napoletani, per l’indifferenza verso scocciature quali la legge e il fisco. La vita, narrata in retrospettiva, del centenario è un concentrato di situazioni improbabili, in cui il protagonista si viene a trovare a tu per tu con capi di Stato e personaggi che hanno fatto la storia del XX secolo. Questo è il lato negativo del volume, poiché rende inverosimile la storia. Tuttavia il racconto è godibilissimo e sempre venato di umorismo. La traduzione non è eccelsa.
Roberto Cartocci, Geografia dell’Italia cattolica, il Mulino, Bologna 2011
Dal punto di vista religioso l’Italia sembra divisa in due, e la linea di demarcazione può essere identificata nell’antica via Salaria, da Roma ad Ascoli. È questa la sintesi dello studio di Roberto Cartocci, docente di scienza politica all’Università di Bologna. L’autore e i suoi collaboratori hanno preso in considerazione diversi indicatori per valutare il grado di secolarizzazione del paese: i matrimoni civili, le coppie di fatto, la scelta dell’ora di religione a scuola, la destinazione dell’8 per mille. Ne emerge un quadro piuttosto variegato, ma con la caratteristica menzionata, ossia un’adesione ancora massiccia al cattolicesimo nell’Italia meridionale e insulare e una significativa secolarizzazione al centro-nord. Un volume agile e ricco di dati, sicuramente molto più utile di tante disquisizioni astratte.
Dava Sobel, Longitudine, Bur-Rizzoli, Milano 2010
È giunto alla decima edizione questo volumetto della giornalista scientifica americana Dava Sobel, nota anche per il volume La figlia di Galileo. Racconta l’impresa quasi sovrumana che nel XVIII secolo in Inghilterra coinvolse vari studiosi nel tentativo di risolvere in maniera soddisfacente il problema di calcolare la longitudine durante i viaggi per mare. Se infatti la latitudine si può stabilire in base all’altezza del sole sull’orizzonte, la longitudine non ha punti di riferimento precisi. L’autrice racconta in particolare le vicissitudini dell’orologiaio dilettante John Harrison, che costruì vari strumenti per misurare con la massima precisione possibile l’ora esatta sulle navi, per confrontarla con l’ora del meridiano di riferimento a Greenwich e ricavare così la longitudine. L’orologio marino doveva mantenere la sua precisione nonostante tutte le variazioni di temperatura, pressione e umidità e resistere anche agli sballottamenti della navigazione. Harrison dedicò gran parte della vita a questa impresa, che ebbe un successo soltanto parziale ma dimostrò la superiorità del calcolo dell’ora rispetto ai metodi astronomici per la determinazione della longitudine. Un aspetto poco noto della storia della navigazione e della tecnica moderna, raccontato in maniera accattivante. La traduzione è imperfetta ma accettabile.
Paolo Ganz, Venice rock’n’roll, Fernandel, Ravenna 2011
Ragazzi con pochi soldi e tanta voglia di suonare rock e blues nella Venezia dei primi anni Settanta. Paolo Ganz racconta con abilità gli esordi nel mondo della musica con i suoi amici adolescenti, alla perenne ricerca di strumenti adeguati, locali per le prove e occasioni per suonare in pubblico. Il dialetto veneziano accompagna qua e là e sottolinea le avventure dei musicisti in erba, in una scrittura garbata e coinvolgente, con quel velo di malinconia che avvolge i ricordi di un mondo ormai lontano.
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