Roberto Sorgo                                                                                                         Pagina iniziale > Recensioni > Recensioni 3

RECENSIONI

 

 

 

Scott O. Lilienfeld, Steven Jay Lynn, John Ruscio, Barry L. Beyerstein, I grandi miti della psicologia popolare, Raffaello Cortina Editore, Milano 2011

 

Forse non molti ormai ritengono che noi utilizziamo solo il 10 per cento delle nostre capacità cerebrali, che la “macchina della verità” abbia una qualche utilità pratica o che si possa imparare una lingua straniera dormendo. A tutti però sarà probabilmente utile chiarirsi le idee su vari aspetti della psicologia, dal funzionamento della memoria alle malattie mentali, dall’ipnosi alle caratteristiche della personalità. Gli autori prendono in esame 50 “miti” e luoghi comuni in campo psicologico e ne svelano l’infondatezza, fornendo invece i risultati delle ricerche con cui si fa luce su questi e molti altri aspetti del nostro comportamento e del funzionamento del nostro cervello. Un libro molto utile per chi non vuole accontentarsi del “sentito dire” e desidera trovare spunti per l’approfondimento. Buona la traduzione di Carmen Marchetti, seppure con un eccesso di note.

 

 

 

Giovanni La Torre, La comoda menzogna, Edizioni Dedalo, Bari 2011

 

Lo aveva già spiegato l’economista John Maynard Keynes: quando il risparmio supera di molto le possibilità di investimento, l’eccesso di liquidità si indirizza verso la speculazione e provoca disastri, alla fine autodistruggendosi. Così è successo con la crisi finanziaria di questi ultimi anni, di cui, secondo La Torre, nessun commentatore ha fornito una spiegazione completa. Alla base della crisi vi sarebbe a livello mondiale lo spostamento di una parte significativa della remunerazione del lavoro verso la remunerazione del capitale (ossia dai salari ai profitti), a causa della globalizzazione. Se quest’ultimo fenomeno nel suo complesso va considerato positivo, poiché ha permesso a centinaia di milioni di persone di uscire dalla povertà, nei paesi industrializzati questo effetto ha provocato un aumento della disuguaglianza e quell’eccesso di risparmio a cui si devono le attuali difficoltà economiche. Nonostante qualche pagina ostica, dove si spiegano gli strumenti finanziari “creativi” che hanno scatenato la crisi, l’agile trattazione di La Torre fornisce un quadro chiaro della situazione attuale, inserendola nel contesto storico e politico appropriato.

 

 

 

Curzio Malaparte, Kaputt, Adelphi, Milano 2009

 

Bisogna avere una certa dimestichezza con le lingue, in particolare con il francese, per leggere e apprezzare quest’opera che è giustamente considerata il capolavoro di Malaparte. Anche tedesco, inglese, perfino romeno e finlandese compaiono ripetutamente nel racconto di episodi ai margini della seconda guerra mondiale. Malaparte, con il grado di capitano degli alpini ma impegnato come corrispondente di guerra, percorre le retrovie del fronte russo, dalla Finlandia all’Ucraina, dalla Polonia alla Moldavia, registrando vicende raccapriccianti o grottesche, malinconiche o ridicole. E le narra con una scrittura di estrema raffinatezza che disegna un quadro sicuramente parziale ma tutt’altro che banale di un mondo giunto ormai alla sua tragica fine.

 

 

 

Flavio Santi, Il tai e l’arte di girovagare in motocicletta, Laterza, Roma-Bari 2011

 

Il tai (“taglio” ossia frazione, solitamente un ottavo di litro) è in Friuli il bicchiere di vino, costante accompagnatore della socialità. Santi, lombardo ma di ascendenze friulane, è palesemente innamorato della terra dei nonni paterni, ma l’infatuazione non gli impedisce di vedere difetti e anomalie di una regione sempre in bilico fra tradizione e modernità. La decrepita ma pimpante moto Guzzi lo accompagna, e gli parla, mentre l’autore confessa candidamente la propria dipendenza dalla polenta (consumata al posto del pane, perfino con la nutella!) e la propria adorazione per la campagna friulana, o quel che ne resta. Un libriccino gustoso e ricco di aneddoti.

 

 

 

Azar Gat, War in Human Civilization, Oxford University Press, New York 2006

 

Ospite nel 2011 del festival èStoria di Gorizia, lo studioso israeliano Azar Gat offre in questo volume il frutto di nove anni di ricerche sulle origini della guerra. Poiché i combattimenti accompagnano l’umanità fin dalla sua comparsa, parlare della guerra significa parlare dell’intera storia umana. Ed è ciò che fa l’autore in quasi 700 pagine di testo, in cui segue l’evoluzione dell’arte della guerra, dal mondo primitivo dei cacciatori-raccoglitori fino all’epoca moderna. E spiega come, nonostante gli enormi cambiamenti nel corso dei secoli e la grande varietà di pretesti per combattere, la motivazione ultima della guerra sia sempre rimasta la stessa: il controllo delle risorse.

 

 

 

 

 

 

 

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