ESISTE UN ORIGINALE DEI VANGELI?
Saremmo portati a ritenere che, dopo tanti secoli, ci fosse ormai un testo consolidato dei Vangeli. Invece non è così. Non è possibile ricostruire un originale dei Vangeli, perché i manoscritti che sono arrivati fino a noi sono tutti diversi l’uno dall’altro. Già all’inizio del XVIII secolo uno studioso di Oxford di nome John Mill pubblicava un’edizione del Nuovo Testamento in cui elencava le varianti presenti nei manoscritti. Mill aveva consultato circa 100 manoscritti e altre fonti con citazioni del Nuovo Testamento e aveva riscontrato 30 mila varianti (ed erano solo quelle da lui ritenute significative). Oggi, con 5.700 manoscritti del Nuovo Testamento (di cui circa 2 mila riguardano i Vangeli), le varianti si contano a centinaia di migliaia: sono pertanto molto più numerose delle parole contenute nel Nuovo Testamento stesso. La maggior parte dei manoscritti è di epoca medievale. Ce ne sono alcuni, frammentari, molto antichi. Il più antico in assoluto è un frammento del Vangelo di Giovanni risalente al 125 circa, pochi decenni dopo la stesura del Vangelo. Purtroppo è solo un frammento minuscolo, perché doveva essere molto vicino all’originale. I manoscritti che risalgono a prima dell’anno 300 sono circa 85.
Copiatura – Perché tutte queste differenze? All’epoca non esisteva la stampa, e i libri si copiavano a mano. Sappiamo bene che copiando qualcosa è facile commettere errori. Inoltre chi copia può interpretare male parole o frasi e scriverle in maniera diversa. Può anche intervenire di proposito sul testo per correggere errori (o presunti tali) o per chiarire meglio un concetto. Dopo questi interventi, la copia diventa un nuovo originale, da cui altri trarranno ulteriori copie, apportando ancora errori e modifiche. Alla fine, dopo secoli di copiatura, si arriva alla situazione descritta. Teniamo presente che i manoscritti giunti fino a noi non sono ovviamente gli originali, non sono le copie, non sono le copie delle copie e nemmeno le copie delle copie delle copie. Sono copie molto più tarde e assai distanti dagli originali. Va detto che per la maggior parte si tratta di differenze insignificanti: errori di ortografia, errori di copiatura (parole lasciate fuori, salti di riga), qualche parola messa prima anziché dopo, tutte cose che non alterano il significato dei testi. Però altre varianti sono significative. Ciò vuol dire che, quando si cerca di approntare una traduzione della Bibbia, o un’edizione nell’originale greco, bisogna compiere delle scelte su quali versioni adottare, perché praticamente ogni frase dei Vangeli ha più varianti.
Marco – Un esempio molto semplice: l’inizio del vangelo di Marco, proprio la prima frase, in vari manoscritti dice: «Principio dell’evangelo di Gesù Cristo». In altri manoscritti, e praticamente in tutte le versioni moderne, dice: «Principio dell’evangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio». Qual è la versione originale, o perlomeno più antica? Sicuramente la prima, perché è plausibile immaginare che gli scribi cristiani abbiano aggiunto l’espressione «figlio di Dio» al nome di Gesù, mentre è improbabile il contrario, che cioè l’espressione ci fosse inizialmente ma sia stata poi omessa. In questo caso è facile capire qual è la versione più antica, ma se noi apriamo un’edizione dei Vangeli e troviamo la prima frase di Marco con «figlio di Dio» non possiamo sapere che già questa prima frase è frutto di una scelta, così come non possiamo sapere che sicuramente non è la versione originale di questa frase.
Luca – In altri casi non è così semplice. Per esempio, nel Vangelo di Luca c’è una frase celebre. Quando Gesù viene messo sulla croce, dice (23,34): «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Questa frase è presente solo nel Vangelo di Luca, non c’è negli altri; ma anche nel Vangelo di Luca è presente in certi manoscritti ma non in altri. Allora è stata aggiunta o è stata tolta? Secondo molti studiosi, è stata aggiunta per sottolineare la misericordia di Gesù, che perdona perfino coloro che lo crocifiggono. Secondo altri era presente in origine ma in certi manoscritti è stata tolta, perché ritenuta riferita agli ebrei e non ai romani, e non si potevano perdonare questi «deicidi», che mettono a morte Gesù. Entrambe le ipotesi sono plausibili.
Eresie – Ci sono altre frasi che forse sono state aggiunte intenzionalmente per contrastare certe eresie. Nel Vangelo di Luca, per esempio, Gesù prima del suo arresto è raccolto in preghiera sul Monte degli Ulivi e soffre al punto che «il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano in terra» (22,44). Questa immagine di grande sofferenza è in contrasto col resto del Vangelo di Luca, dove Gesù appare sempre tranquillo, distaccato, come se le cose non succedessero a lui. Si presume allora che questa frase sia stata inserita in seguito per accentuare l’umanità di Gesù. Infatti vi erano alcuni, come i seguaci di Marcione, nel II secolo, secondo i quali Gesù aveva soltanto natura divina e tutto quanto era avvenuto al corpo umano di Gesù era un’apparenza. I marcioniti adottavano come testo di riferimento proprio il Vangelo di Luca, seppure incompleto, per via di questo Gesù così distaccato e apparentemente divino. Allora il riferimento alla sofferenza umana di Gesù doveva contrastare tale opinione eretica.
Ascensione – Alla fine dello stesso Vangelo di Luca vi è un accenno all’ascensione, che avviene nei pressi di Betania (località della Giudea, non lontana da Gerusalemme) il giorno stesso della resurrezione. Invece negli Atti degli Apostoli (dello stesso autore) si riparla dell’ascensione, che però avviene quaranta giorni dopo e da Gerusalemme. Perché questa contraddizione? Si ritiene che la frase del Vangelo sia stata inserita in seguito, per contrastare quelli che ritenevano un’apparenza o una falsità l’ascensione stessa. Se per queste piccole frasi non è possibile vedere con precisione la mano di un autore diverso dagli evangelisti, in caso di brani più lunghi gli studiosi sanno capire che lo stile di scrittura è differente dal resto del Vangelo. Così la parte finale del Vangelo di Marco è stata aggiunta in seguito. Il Vangelo di Marco si concluderebbe con le donne che vanno al sepolcro di Gesù, trovandolo vuoto; lì un giovane dice alle donne che Gesù è risorto e attende in Galilea, però le donne prendono paura e non dicono niente a nessuno. Questa sarebbe la conclusione. Evidentemente è stata poi considerata deludente o inadeguata, e qualcuno ha aggiunto la parte finale, dove Gesù risorto appare prima a Maria Maddalena e poi agli apostoli. Anche l’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni sembra messo lì come per un ripensamento, quando il discorso è ormai concluso; il testo sicuramente risale a un autore diverso dall’evangelista. Nello stesso Giovanni c’è un episodio celebre, quello dell’adultera che deve essere lapidata (8,3-11), e Gesù dice: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Anche questo episodio è stato aggiunto in epoca successiva, perché non c’è nei manoscritti più antichi del Vangelo di Giovanni e gli studiosi sanno vedere che lo stile di scrittura è diverso rispetto al resto del Vangelo. Il fatto che questi brani siano stati inseriti in seguito non depone certo a favore dell’autenticità di tali racconti.
Miracoli – Gesù faceva miracoli, ma teniamo presente che c’erano anche altri taumaturghi, ossia operatori di miracoli, guaritori ed esorcisti itineranti, spesso chiamati «figli di Dio» perché con Dio avevano un rapporto speciale che consentiva loro di far accadere certe cose (sull’espressione «figlio di Dio» si veda l’articolo Betlemme). Fra questi taumaturghi per esempio vi era Honi il tracciatore di cerchi, vissuto nel I secolo a.C. Quando veniva chiamato, per esempio per porre termine a una siccità, si sistemava in un certo posto e tracciava un cerchio attorno a sé, invocando Dio e imponendosi di non uscire da quel cerchio finché Dio non avesse fatto piovere. (Prima o poi pioveva, ed era compiuto il miracolo.) I miracoli di Gesù riguardano principalmente esorcismi (scacciava demoni) e guarigioni. Gli esorcismi possono essere considerati una forma di psicoterapia (oggi sono un po’ fuori moda, forse perché abbiamo gli psicofarmaci, ma fino a qualche decennio fa esistevano ancora gli indemoniati). Le guarigioni miracolose si possono forse spiegare con l’effetto placebo: se un crede intensamente di guarire anche solo toccando la veste di quel guaritore, va a finire che guarisce davvero. Va detto che l’effetto placebo è reale, non illusorio. Tuttavia funziona solo in certi casi e con certi tipi di malattie, però basta che succeda un paio di volte perché si sparga la voce e arrivino numerose persone in cerca di guarigione.
Profeti – Quanto al contenuto dei racconti sui miracoli, bisogna tenere presente che sono richiami a passi biblici. In particolare, i profeti Elia ed Eliseo operano miracoli simili a quelli di Gesù, però Gesù sembra fare meglio di loro. Per esempio, Eliseo (2 Re 4,42-44) moltiplica i pani, ma con venti pani d’orzo sfama cento uomini, mentre Gesù con cinque pani ne sfama cinquemila (senza contare donne e bambini). Bisogna tenere presente che nella tradizione ebraica riguardo al messia si riteneva che, prima dell’avvento del messia, sarebbe ritornato il profeta Elia, o eventualmente un altro degli antichi profeti, ad annunciare tale avvento. Così Giovanni Battista o lo stesso Gesù potevano essere considerati il ritorno di Elia. Nel Vangelo di Luca, Gesù traccia un parallelo fra la propria attività taumaturgica e quella dei profeti Elia ed Eliseo, per cui il riferimento è esplicito.
Nuova era – Ma il contenuto dei racconti sui miracoli di Gesù si capisce meglio nel contesto apocalittico di cui si è detto nell’articolo Vangeli 1. Se Gesù è il messia, deve inaugurare il regno di Dio, questa nuova era di pace e prosperità. Durante la sua vita non l’ha fatto, ma lo farà quando tornerà fra breve. Durante la sua vita però Gesù deve essere stato una sorta di anticipatore di quello che avverrà nel regno di Dio. Così nella nuova era non ci saranno più le forze demoniache, le forze del male che dominano il mondo; e Gesù già adesso scaccia i demoni. Non ci saranno più calamità naturali; e Gesù placa le tempeste. Non ci sarà più fame; e Gesù dà da mangiare alle moltitudini. Non ci saranno più malattie; e Gesù guarisce gli infermi. Non ci sarà più nemmeno la morte; e Gesù risuscita i defunti.
L’invenzione più nota dei Vangeli è la narrazione della nascita di Gesù. Se ne parla nell’articolo Betlemme.
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