Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                      Pagina iniziale > Religioni > Causa ed effetto

CAUSA ED EFFETTO

 

 

Noi osserviamo ciò che accade attorno a noi e mettiamo in relazione fra loro eventi e situazioni per cercare di capire i meccanismi dell’ambiente naturale e sociale in cui viviamo e sapere come comportarci e che cosa aspettarci. Pertanto il nostro cervello sforna continuamente interpretazioni degli eventi del mondo e convinzioni sul funzionamento dell’ambiente in cui viviamo. Allora siamo abituati ad assegnare a due eventi concomitanti un rapporto di causa ed effetto; spesso tale rapporto è reale, ma talvolta no.

 

Piccioni — Questa tendenza ad associare fra loro gli eventi è probabilmente innata, poiché è stata osservata anche negli animali. Sono noti per esempio gli esperimenti sui piccioni condotti dallo psicologo americano Burrhus Frederic Skinner (1904-1990). In un primo momento i piccioni venivano messi in gabbie in cui una leva faceva scattare un erogatore di cibo. Gli animali imparavano presto a usare la leva per procurarsi da mangiare. In seguito, l’azionamento dell’erogatore veniva collegato a un meccanismo a tempo, per cui il cibo era fornito a intervalli regolari, senza alcun rapporto con la leva. Si notò che i piccioni manifestavano comportamenti «superstiziosi», cioè associavano la distribuzione del cibo ai propri movimenti nell’istante dell’erogazione, e ripetevano tali movimenti quando desideravano il cibo, evidentemente aspettandosi un effetto di azionamento dell’erogatore. Così un piccione girava su sé stesso, un altro dondolava la testa, un terzo allungava il collo verso un angolo della gabbia, un quarto si grattava, e così via.

 

Studenti — Un comportamento da piccioni, si direbbe; noi esseri umani siamo più intelligenti e smaliziati, non cadremmo in trappole del genere, vero? Non proprio. Il giapponese Koichi Ono, dell’Università Komazawa di Tokyo, condusse negli anni Ottanta degli esperimenti analoghi con esseri umani, studenti universitari volontari. In una stanza vi erano un contatore e un tavolo con tre leve. Gli studenti avevano il compito di guadagnare quanti più punti possibile, facendo scattare il contatore, ma lo sperimentatore non diceva loro come fare. In realtà il contatore era collegato a un computer che lo faceva scattare a intervalli di tempo prestabiliti, per cui né l’azionamento delle leve né alcuna altra azione degli studenti nella stanza avrebbero potuto influire sull’azionamento del contatore. Finì che alcuni studenti assunsero comportamenti «da piccioni»: resisi conto che l’azionamento delle leve non faceva scattare il contatore, presero ad arrampicarsi sul tavolo, assestare pugni al muro o al contatore o saltare ripetutamente fino a toccare il soffitto.

 

Pensiero superstizioso — Questi strani comportamenti sono analoghi al modo di pensare superstizioso: si associano fra loro eventi concomitanti, anche se in realtà non hanno nulla in comune. Ciò avviene perché il nostro cervello ci obbliga a ricercare nel mondo che ci circonda dei rapporti di causa ed effetto. Come spiega il neuroscienziato americano Michael Gazzaniga, noi abbiamo nell’emisfero sinistro una sorta di «interprete» intento a spiegare il mondo che ci circonda; andando alla ricerca di relazioni causali, l’interprete crea di continuo delle credenze che mettono in relazione eventi e fenomeni da noi percepiti, ma queste credenze possono essere vere oppure false.

I rapporti di causa ed effetto ovviamente esistono, anzi sono la norma. Per nostra fortuna, il mondo è in larga misura «regolare», nel senso che i rapporti di causa ed effetto sono ripetitivi e pertanto prevedibili. Sapere individuare tali rapporti ci aiuta a capire come agire nel mondo e perciò a sopravvivere. Allora noi andiamo alla ricerca di associazioni fra eventi che osserviamo, e poi mettiamo in relazione fra loro tali eventi, attribuendo loro un rapporto di causa ed effetto.

 

Capire il mondo — Molto spesso questa associazione è reale e ci aiuta davvero a capire il mondo. Se vediamo un lampo e poco dopo sentiamo il tuono, impariamo a considerare questi fenomeni due effetti di un’unica causa (il fulmine). Se vediamo che un animale o un essere umano quando mangia una certa pianta muore o si ammala, impariamo a evitare quella pianta. Altre volte però questa associazione tra due eventi è accidentale o comunque non legata a un rapporto di causa ed effetto. Per esempio, possiamo evitare un certo alimento perché una volta siamo stati male dopo averlo mangiato. È probabile che il nostro malessere non c’entri niente con quell’alimento, ma non perdiamo nulla nell’evitarlo.

Infatti l’aspetto sorprendente è che anche una falsa associazione può esserci utile, poiché il nostro cervello non tollera l’incertezza, e allora una spiegazione falsa o inventata è meglio di un’assenza di spiegazione. Con un altro esempio, se un paio di volte ci succede di soffrire d’insonnia quando fuori c’è la luna piena, ci convinciamo che sia la luce lunare a non farci dormire; non è certo così, però può farci comodo pensarlo, in mancanza di altre spiegazioni.

 

Pensiero magico — Se a questa tendenza innata aggiungiamo il pensiero magico, diventa facile attribuire a oggetti o persone la capacità di portare fortuna o sfortuna. Se uno studente supera un paio di esami quando indossa un particolare maglione, quello diventa il suo maglione portafortuna. Quando in più di un’occasione un tifoso di calcio va allo stadio e un altro spettatore predice una sconfitta, se la squadra poi perde davvero quello spettatore diventa uno che porta scalogna e che va evitato. Queste associazioni vengono ulteriormente rafforzate dalle emozioni intense, come la paura oppure l’entusiasmo per un successo. Inoltre è molto importante il ruolo del linguaggio: tramite la parola noi comunichiamo agli altri le nostre esperienze e possiamo confrontarle con le loro, alla ricerca di conferme o smentite delle nostre interpretazioni. Ma grazie all’uso del linguaggio possiamo raggiungere certe convinzioni anche solo sulla base di esperienze altrui che ci sono state riferite, senza bisogno di provarle personalmente.

 

Credenze collettive — È in questo modo che si diffondono le credenze collettive, fra cui le superstizioni. Per di più, una volta che ci siamo convinti della realtà di simili spiegazioni, non è difficile trovare situazioni che confermino queste nostre credenze. Il meccanismo che opera in tali casi si chiama selezione dei risultati: noi notiamo soltanto quei casi che confermano le nostre convinzioni, mentre non prendiamo in considerazione quelli che le smentirebbero. Così, se in un’occasione ci accade qualcosa di spiacevole dopo che un gatto nero ci ha attraversato la strada, lo notiamo; se in altre dieci occasioni non ci  succede nulla, non ce ne accorgiamo.

 

Correlazione e causalità — Se ci è naturale associare fra loro eventi concomitanti, dobbiamo però tenere presente che esiste una differenza sostanziale fra correlazione e causalità: due eventi possono essere correlati, possono cioè presentarsi assieme, senza avere fra loro un rapporto di causa ed effetto. Una tale errata attribuzione di causalità è all’origine di molte superstizioni e credenze popolari. Ma ancora oggi facciamo fatica a distinguere fra questi due tipi di situazioni. Per esempio, alcuni anni fa si è notata in varie località una correlazione fra la presenza di antenne per radiotelefonia (che causerebbero il cosiddetto «elettrosmog») e un certo aumento di casi di leucemia infantile nella popolazione. Studi più approfonditi hanno poi rivelato che si trattava per l’appunto di una correlazione e non di causalità: le leucemie registrate in località vicine ma prive di antenne avevano un andamento analogo, vale a dire che i due fenomeni si erano presentati contemporaneamente ma non erano legati fra loro.

Con un esempio più frivolo, nella zona di Hannover, in Germania, si è notata per un certo periodo negli anni Novanta una correlazione fra il numero di cicogne presenti nella zona e il numero di nascite. Allora è vero che le cicogne portano i bambini? No, è ovvio; semplicemente, nel rilevare i dati su nascite e cicogne si è riscontrato un aumento concomitante, del tutto accidentale. Per inciso, l’antica credenza sulle cicogne che portano i bambini deriva dal fatto che questi uccelli, essendo migratori, ritornano in Europa a primavera. Pertanto venivano associati al risveglio della vita e alle nuove nascite, e nel mondo greco-romano erano sacri alla dea Era-Giunone, protettrice della maternità e del parto.

 

 

Ø Vai a Superstizioni

Ø Vai a Vampiri

Ø Vai a Stregoneria

Ø Vai a Magia

Ø Torna a Religioni

Ø Torna alla Pagina iniziale