Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                          Pagina iniziale > Religioni > Extraterrestri

EXTRATERRESTRI

 

 

Un’astronave atterra di notte in un campo nei pressi di una casa. Dal veicolo spaziale escono esseri umanoidi, che entrano nell’abitazione e rapiscono una persona addormentata, la conducono nell’astronave e lì eseguono sul corpo della vittima alcuni esperimenti, quindi la riportano nel suo letto. La persona rapita si sveglia e si rende conto di quello che è successo; a testimonianza dei prelievi di sangue e degli altri interventi subiti, scopre di avere un taglietto sul naso o sul braccio. Lo scopo del rapimento sarebbe la volontà degli extraterrestri di creare una razza ibrida, metà umana e metà aliena, con cui invadere il nostro pianeta; in alternativa, questo «incontro ravvicinato» servirebbe a salvare la razza umana, avvertendola del pericolo di un’imminente catastrofe ecologica o geologica.

Migliaia di persone, in grande maggioranza residenti negli Stati Uniti, sono convinte di essere state rapite da extraterrestri e raccontano una storia simile a quella descritta. Per chi non è disposto a credere all’invasione dallo spazio, quale spiegazione può esserci riguardo a queste convinzioni? Alla base di tutto c’è naturalmente la credenza nell’esistenza degli extraterrestri, o meglio nel loro arrivo sulla Terra. L’esperienza del rapimento di per sé è dovuta probabilmente al fenomeno della paralisi muscolare durante il sonno, accompagnato da allucinazioni ipnopompiche. Vediamo più in dettaglio di che cosa di tratta.

 

Paralisi — Come si spiega nell’articolo Sogni, nelle fasi di sonno in cui sogniamo, i muscoli del nostro corpo sono paralizzati, il che ci evita di compiere movimenti in base al contenuto dei sogni. Normalmente noi non ci rendiamo conto di questa paralisi, poiché svanisce gradatamente al risveglio. Se però soffriamo di disturbi del sonno, o semplicemente ci svegliamo di soprassalto durante la notte mentre stiamo sognando, non passiamo direttamente dal sonno alla veglia, ma per qualche istante restiamo in una condizione intermedia, in cui siamo svegli e percepiamo l’ambiente che ci circonda (per esempio vediamo i mobili della camera in cui ci troviamo) ma allo stesso tempo continuiamo a sognare, e allora possiamo vedere «fantasmi» accanto al letto; in questo caso si parla di allucinazioni ipnopompiche, che avvengono cioè al momento del risveglio, mentre si chiamano ipnagogiche le allucinazioni che si possono avere subito prima di addormentarsi.

Se ci svegliamo di colpo durante un sogno, rimaniamo soggetti alla paralisi muscolare come se stessimo ancora dormendo. La sensazione è terrificante, poiché se proviamo a muovere le braccia o le gambe non ci riusciamo; generalmente la paralisi svanisce nel giro di un minuto o anche meno, ma in quel momento può dare un forte senso di angoscia, specialmente se non ci si aspetta una cosa del genere. La paralisi è spesso accompagnata da vari fenomeni sensoriali: ronzii, vibrazioni del corpo o del letto, la sensazione che vi sia qualcuno o qualcosa nella stanza, strane luci nell’aria. Inoltre è comune nel sonno e nei sogni l’eccitazione sessuale, che può perdurare dopo questo risveglio brusco. Alcune persone hanno perfino la sensazione di venire toccate o strattonate o sollevate.

 

Streghe e demoni — Nel passato si spiegavano queste situazioni ricorrendo a miti di streghe o demoni che arrivavano di notte per sedersi sui dormienti impedendo loro di respirare o cercando di avere rapporti sessuali. Ancora oggi si ritrovano miti di questo genere per esempio sull’isola canadese di Terranova, in Giappone, a Zanzibar, nelle Antille e altrove. Nel medioevo cristiano si parlava del demone incubus che tentava di unirsi sessualmente alle donne addormentate (mentre il suo equivalente femminile succubus irretiva gli uomini), e da queste unioni si diceva nascessero streghe, demoni o esseri umani deformi.

Nella cultura moderna è difficile credere a streghe o demoni impegnati in lascive visite notturne, mentre non poche persone sono disposte a credere alla presenza di extraterrestri. Certo, è necessaria una vera e propria fede per convincersi che questi alieni arrivino sulla Terra, scendano su un campo senza farsi notare, entrino in casa senza usare né porte né finestre, rapiscano una persona, la sottopongano a vari esperimenti e la riportino nel suo letto senza che nessuno si accorga di alcunché. Tuttavia, come sempre avviene in casi del genere, chi ha fede non si lascia scoraggiare da banali ragionamenti, tanto più se può vantare una «prova» dell’esperienza sotto forma di una cicatrice sul naso o sul braccio, cicatrice che probabilmente la persona si è procurata agitandosi nel sonno oppure nel corso della giornata e che in precedenza non aveva notato.

 

Avvistamenti — Gli avvistamenti di Ufo (unidentified flying objects, oggetti volanti non identificati) ebbero inizio nel giugno del 1947, quando Kenneth Arnold, un pilota privato statunitense, sorvolando la località di Mineral, nello Stato di Washington, vide nove «dischi volanti», e sull’onda dell’emozione collettiva nel giro di pochi giorni vi furono in varie località americane diversi altri avvistamenti. Tuttavia l’idea di abitanti di altri pianeti risale alla fine del XIX secolo, quando si incominciò a parlare dei famosi «marziani», ritenuti in procinto di raggiungere e invadere la Terra. Questi esseri ispirarono molti libri di fantascienza, il più celebre dei quali è La guerra dei mondi dello scrittore britannico Herbert George Wells (1866-1946), pubblicato nel 1898; la rappresentazione radiofonica, oltremodo realistica, di questa vicenda a opera del regista americano Orson Welles provocò nel 1938 un’ondata di panico, e perfino suicidi, negli Stati Uniti.

 

Traduzione sbagliata — Tuttavia i marziani nacquero a causa di una traduzione sbagliata. Più precisamente, i famosi omini verdi sono figli di due errori, uno tecnico e uno linguistico. Nel 1877 l’astronomo Giovanni Schiaparelli (1835-1910), direttore dell’osservatorio di Brera a Milano, osservando il pianeta Marte scoprì sulla superficie alcune strutture rettilinee che chiamò canali. In realtà, si è capito molto più tardi, i canali non esistono: un effetto ottico aveva tratto in inganno Schiaparelli. Nel frattempo, però, le sue osservazioni avevano fatto il giro del mondo. In inglese i canali di Marte furono però tradotti canals, anziché channels. La differenza è fondamentale: mentre channel indica un canale naturale (come la Manica), un canal è un canale artificiale, per cui presuppone qualcuno che costruisca simili canali. Così l’astronomo americano Percival Lowell (1855-1916) ipotizzò che gli abitanti di Marte avessero costruito un sistema di irrigazione e che le formazioni visibili dalla Terra fossero fasce di vegetazione cresciuta attorno a questi corsi d’acqua. Si sono dovuti attendere gli anni Settanta del XX secolo, con le fotografie di Marte scattate dalle sonde spaziali Mariner, per constatare l’inesistenza tanto degli omini verdi quanto dei famosi canali. Nel frattempo, però, gli extraterrestri in visita al nostro pianeta si attendevano ormai da altre galassie.

 

Incontri ravvicinati — La prima domanda che si pone chi guarda con scetticismo alle storie sugli Ufo è: se questi extraterrestri sono arrivati sulla Terra ormai da più di mezzo secolo, come mai si nascondono? Perché si notano soltanto di sfuggita? Perché non cercano un contatto con le principali autorità mondiali? Per i credenti (negli extraterrestri) la risposta è ovvia: perché i governi mondiali, a cominciare da quello statunitense, occultano le prove degli «incontri ravvicinati» e non vogliono far sapere al pubblico quello che avviene. Va detto che quanto meno il governo americano ha contribuito ad alimentare una simile teoria del complotto, come illustra la storia del più vecchio e famoso «incontro ravvicinato», quello di Roswell.

 

L’astronave di Roswell — Il 14 giugno 1947 William Brazel, gestore di un ranch del Nuovo Messico,  individuò dei rottami sparsi in una zona a qualche decina di chilometri dalla base dell’aeronautica militare statunitense di Roswell. Trovò listelli di neoprene (una gomma sintetica resistente agli agenti atmosferici), nastro adesivo, cartone, lamine metalliche, stecche di legno. Sul momento Brazel non diede importanza alla cosa, ma qualche settimana dopo venne a sapere dei primi avvistamenti di «dischi volanti» e ritornò sul posto con la moglie per raccogliere alcuni rottami. Il giorno successivo confidò allo sceriffo della contea di avere trovato dei pezzi forse appartenenti a uno di quei dischi volanti. Lo sceriffo riferì la cosa alla base di Roswell, che inviò un ufficiale a recuperare i rottami. L’ufficio stampa della base emise un comunicato in cui si affermava che i militari, grazie alla collaborazione del gestore di un ranch e dello sceriffo locale, erano entrati in possesso di un disco volante. L’affermazione fu subito smentita dai vertici militari, che definirono i rottami un comune riflettore radar.

 

Particolari fantasiosi — L’episodio di Roswell tuttavia era già avviato verso la notorietà e nel corso degli anni si arricchì di particolari sempre più fantasiosi, come accade quando una storia viene raccontata più volte e nel riferirla ognuno ci aggiunge, anche inconsapevolmente, qualcosa di suo. I rottami, che avevano trovato posto tutti comodamente nel bagagliaio dell’automobile dell’ufficiale inviato a recuperarli, diventarono un’intera astronave, e si incominciò a parlare di corpi di extraterrestri presenti al suo interno. Questi esseri spaziali sarebbero stati piccoli, con la testa grossa e mani a quattro dita provviste di ventose. Si parlò anche di un incontro dei militari con gli extraterrestri, incontro tenuto nascosto dalle autorità governative perché troppo spaventoso per essere comunicato al grande pubblico.

Il culmine venne raggiunto nel 1995, quando la televisione americana Fox Tv trasmise un filmato in bianco e nero che doveva rappresentare l’autopsia eseguita sul corpo di un extraterrestre. Dopo avere riproposto più volte nel giro di tre anni questo filmato, la Fox svelò che si trattava di un falso e, anziché scusarsi per avere imbrogliato i telespettatori, si vantò di avere smascherato uno dei più grandi inganni di tutti i tempi.

 

Il segreto di Roswell — Nel frattempo è stato svelato il segreto di Roswell. Negli anni Quaranta, all’inizio della guerra fredda, gli americani prevedevano che i sovietici avrebbero presto fatto esplodere la loro prima bomba atomica, così furono avviati vari tentativi per venire a saperlo. Il progetto Mogul prevedeva l’uso di microfoni acustici a bassa frequenza collocati a elevata altitudine su palloni-sonda per «ascoltare» l’esplosione. Una di queste sonde si schiantò al suolo e diede origine al ritrovamento della misteriosa «astronave extraterrestre». Il progetto Mogul venne presto abbandonato, ma le informazioni al riguardo sono state tenute segrete fino agli anni Novanta. Insomma il governo statunitense ha cercato sì di nascondere qualcosa, ma non un incontro con gli extraterrestri, bensì un banale progetto di spionaggio.

 

Spiegazioni — Dal 1947 a oggi ci sono state migliaia di segnalazioni di Ufo, ma non esiste un’unica spiegazione per gli avvistamenti, dovuti con ogni probabilità a cause diverse nelle varie situazioni. Per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta gli americani inviarono verso l’Unione Sovietica e altri paesi numerosi aerei spia U2, che almeno nei primi tempi non erano verniciati, per cui esternamente erano di alluminio molto riflettente e per questo erano ben visibili soprattutto al crepuscolo, quando il suolo è buio. Queste missioni di spionaggio furono probabilmente all’origine di molti avvistamenti di Ufo a quell’epoca.

Nella maggioranza dei casi le spiegazioni possono essere molto più banali: aerei, elicotteri, riverberi dell’illuminazione pubblica, addirittura insetti che riflettono qualche forte luce possono diventare Ufo. A molti di noi, abituati a vivere in città, dove è difficile osservare il cielo stellato, perfino l’osservazione del pianeta Venere può essere interpretata come avvistamento di Ufo; se ci capita di girare in auto per strade di campagna poco illuminate, possiamo vedere in cielo questo grosso punto luminoso e inquietarci, soprattutto se il punto luminoso a un certo momento si allontana a velocità inimmaginabile (in realtà è l’automobile su cui viaggiamo a cambiare direzione).

 

Vastità dell’universo — Per trovare nel cielo astronavi aliene bisogna dunque volerle trovare. Ma, a parte gli avvistamenti, è davvero plausibile che esistano in qualche luogo dell’universo altre forme di vita? E che vi siano popolazioni simili a noi, dalla tecnologia molto sviluppata, in grado di raggiungere il nostro pianeta?

Per capire la vastità dell’universo, e quindi l’improbabilità di essere raggiunti da astronavi aliene, può essere utile immaginare il nostro sistema solare in rapporto alle altre stelle della Via Lattea, la nostra galassia, e al resto dell’universo. Sappiamo che l’unità di misura delle distanze cosmiche è l’anno luce, equivalente alla distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un anno. È un valore ragguardevole, pari a quasi 10 mila miliardi di chilometri. Per un raffronto, basti pensare che, nel nostro sistema solare, Plutone dista dal Sole circa 6 miliardi di chilometri. Nell’articolo Astrologia si è delineata la posizione del nostro sistema solare nella Via Lattea (che si estende per 100 mila anni luce), nell’ammasso di galassie chiamato Gruppo Locale (4 milioni di anni luce) e nel superammasso della Vergine (150 milioni di anni luce). Come detto, al di fuori di questo superammasso vi è una parte di spazio relativamente vuoto, dopo di che vi sono altri ammassi e superammassi di galassie; in totale si è calcolato che nell’universo osservabile vi siano circa 100 miliardi di galassie.

 

Pianeti extrasolari — A partire dal 1995 si sono scoperti nella Via Lattea oltre 400 pianeti extrasolari, cioè ruotanti attorno a stelle diverse dal Sole. Per la maggior parte, i pianeti finora scoperti hanno le dimensioni di Giove o Saturno e sono probabilmente gassosi come i pianeti più grandi del nostro sistema solare, e pertanto non sarebbero adatti a ospitare forme di vita. Dato però che la presenza di pianeti attorno alle stelle simili al nostro Sole sembra piuttosto comune, essendo stata rilevata finora nel 15% dei casi, è lecito supporre che nell’universo vi siano molti pianeti simili alla Terra e favorevoli alla comparsa della vita. E con 100 miliardi di galassie a disposizione, tenendo conto che una galassia di medie dimensioni comprende circa 100 miliardi di stelle, è improbabile che in questa immensità la vita si sia sviluppata solo sul nostro minuscolo pianeta. Pertanto è ragionevole ipotizzare l’esistenza di altre forme di vita nell’universo.

 

Visite di extraterrestri — Da qui a prevedere visite da parte di extraterrestri però il passo è lungo. Ci sono due problemi principali. Il primo è che «altre forme di vita» non significa esseri simili a noi umani. Ammettiamo pure che tutte le forme di vita dell’universo siano affini a quelle terrestri, siano cioè basate su cellule costituite da proteine, lipidi e carboidrati, a loro volta composti principalmente da carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto; tuttavia non si può escludere che altrove le cose vadano diversamente. Anche con questa limitazione, in molti casi la vita sviluppatasi su altri pianeti potrebbe essere costituita da batteri, funghi, alghe, licheni, piante di varie forme e dimensioni oppure, nel caso di animali, da esseri simili ai nostri molluschi, pesci o rettili. L’evoluzione che sulla Terra ha portato a tutte queste forme di vita e anche ai mammiferi e agli esseri umani non è affatto automatica e in altre parti dell’universo potrebbe non avere avuto luogo oppure avere dato esiti completamente diversi.

Ci vuole dunque un notevole sforzo di fantasia, se non un atto di fede, per ipotizzare che in qualche galassia sia comparsa una popolazione animale simile a quella umana; che questa popolazione abbia sviluppato una tecnologia di alto livello e sia in grado di compiere viaggi spaziali; e che qualche emissario di questa popolazione riesca ad arrivare fino al pianeta Terra. Quest’ultima ipotesi è il secondo grande problema posto dalle visite di extraterrestri, poiché le distanze cosmiche sono davvero colossali.

 

Distanze cosmiche — Siccome visualizzare le distanze in anni luce è difficile, ipotizziamo che il nostro Sole abbia le dimensioni di un’arancia. In tal caso la Terra sarebbe un granello di pochi millimetri situato alla distanza di una ventina di metri; gli altri pianeti del sistema solare sarebbero disseminati nello spazio vuoto circostante, fino a qualche centinaio di metri dal Sole-arancia. Se in un universo così ridotto volessimo andare a cercare le stelle più vicine a noi, come Proxima Centauri, dovremmo percorrere una distanza più o meno pari a quella che intercorre fra l’Italia e la California. E si tratta, come detto, delle stelle più vicine.

Allora per credere che gli Ufo siano astronavi extraterrestri bisogna presumere: che nell’universo esistano altre forme di vita (e fin qui si può concordare facilmente); che tra queste forme di vita vi sia almeno una popolazione umanoide dotata di uno sviluppo tecnologico superiore al nostro (ma qui siamo già nella fantascienza); che questa popolazione abbia risolto il problema dei viaggi spaziali su distanze immense, per esempio accelerando oltre la velocità della luce, cosa che secondo la fisica a noi nota è impossibile, nonché il problema di evitare la distruzione delle astronavi o la morte dei loro occupanti per opera delle particelle cosmiche, un ostacolo non indifferente per i viaggi spaziali di lunga durata e a velocità elevate; e infine che questi extraterrestri, una volta arrivati fin qui, se ne stiano da mezzo secolo nascosti aspettando chissà che cosa.

L’elenco di dogmi in cui credere ricorda tanto il pensiero religioso. D’altronde Ufo ed extraterrestri sono un modo per aggiungere un tocco di mistero e di emozione a una vita priva di avvenimenti degni di nota, oppure per sostituire le vecchie divinità, in cui nel mondo industrializzato è sempre più difficile credere, con esseri più concreti, simili a noi ma in possesso di una tecnologia avanzatissima, il che li rende affascinanti agli occhi moderni. Per quanto detto finora, però, una vera visita da parte di extraterrestri sarebbe certo entusiasmante per tutti noi, ma credere che possa avvenire è come credere ai miracoli.

 

 

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