Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                                               Pagina iniziale > Religioni > Magi

MAGI

 

 

Fra le reliquie conservate ancora oggi vi sono nel duomo di Colonia, in Germania, le ossa dei Magi, giunte in quella sede nel 1164 provenienti da Milano, dove secondo la tradizione erano arrivate molti secoli prima da Bisanzio (più probabilmente le reliquie furono fabbricate nel capoluogo lombardo). Tuttavia Marco Polo, nel Milione, racconta di avere visto le tombe dei Magi nella città persiana di Saba (Saveh), oltre un secolo dopo la traslazione delle reliquie a Colonia. Si tratta comunque di sepolcri di personaggi assai celebri però mai esistiti.

 

Zoroastrismo — I Magi (da cui deriva il termine magia) erano un popolo abitante della Media (regione dell’attuale Iran) ed erano esperti di astronomia; andarono a costituire una casta sacerdotale ereditaria dello Zoroastrismo (se ne parla in Religioni ieri e oggi). L’evangelista Matteo, l’unico che ne faccia menzione, dice che i Magi arrivarono da oriente seguendo una stella, indicante la nascita del re dei Giudei. Nell’Europa del XII secolo, epoca di conflitto per la supremazia fra papato e impero, probabilmente faceva comodo avere in Germania, territorio imperiale, le ossa dei «re» Magi, poiché questi, essendo stati fra i primi ad adorare Gesù, potevano avallare la priorità del potere dei sovrani rispetto a quello papale.

 

Profezie bibliche — Col passare del tempo la storia dei Magi si arricchì di particolari. Già nel III secolo furono chiamati «re», probabilmente perché associati all’avverarsi di profezie bibliche: «Cammineranno i popoli alla tua luce e i re allo splendore della tua aurora» (Isaia 60, 3); «Tutti giungeranno da Saba portando oro e incenso, celebrando le lodi del Signore» (Isaia 60, 6); «Tutti i re si inchineranno a lui, tutti i popoli gli serviranno» (Salmi 72, 11).

L’evangelista non rivela il numero dei Magi, ma secondo la tradizione orientale erano dodici, mentre quella occidentale ritiene fossero tre, probabilmente perché recavano tre doni simbolici: oro, incenso e mirra. Nella tradizione ebraica infatti si ungevano solo tre categorie di persone: re, sacerdoti e profeti. L’oro è un dono adatto a un re, l’incenso a un sacerdote, mentre la mirra dall’odore pungente indica la lingua tagliente del profeta. Così tali doni significano che il neonato Gesù è tre volte «unto» (in ebraico mashìah, da cui «messia», in greco christós). A partire dall’VIII secolo si specificarono anche i nomi e la provenienza precisa dei Magi: Bithisarea (Baldassarre, il cui nome significa «signore dei tesori») re d’Arabia, Melichior (Melchiorre, «re della luce») re di Persia, Gathaspa (Gaspare, «il bianco») re dell’India.

 

Betlemme — A proposito dei Magi vale la pena di parlare della famosa stella di Betlemme, diventata in seguito una cometa, che li avrebbe guidati sul luogo della nascita di Gesù. Molti studiosi si sono dati da fare per trovare nel cielo della Palestina di duemila anni fa qualche fenomeno astrale degno di nota. C’è chi ipotizza l’esplosione di una supernova, chi indica un’insolita congiunzione planetaria, chi semplicemente uno sciame di meteore.

In realtà non c’è niente da trovare. Sulla nascita di Gesù e sulla sua vita prima dell’inizio della predicazione non si sa assolutamente nulla. Le vicende narrate nei Vangeli, in particolare in quelli di Luca e Matteo, sono invenzioni posteriori e non hanno fondamento storico. Il Vangelo secondo Marco, il più antico, scritto tre o quattro decenni dopo i fatti che racconta, comincia con il battesimo nel Giordano da parte di Giovanni Battista. Gesù a quel tempo è adulto, ma l’evangelista non dice quale fosse la sua età; secondo Luca aveva «circa trent’anni» all’inizio della sua predicazione, ma nel Vangelo di Giovanni (8, 57) gli domandano: «Non hai ancora cinquant’anni e hai veduto Abramo?». Pertanto Gesù all’epoca della sua predicazione era probabilmente sulla quarantina, ma mancano notizie più precise. Gesù stesso nei Vangeli non dice quando sia nato e nessuno si preoccupa di domandarglielo.

 

Calendario — Tuttavia la citata indicazione di Luca (3, 23), evidentemente vaga, fu intesa con assoluta precisione da Dionigi il Piccolo, un monaco originario della Scizia (Russia meridionale) vissuto a Roma nel VI secolo. A Dionigi si deve infatti la fissazione del calendario cristiano, calcolato a partire dalla nascita di Gesù. Questa sarebbe avvenuta il 25 dicembre dell’anno 753 dalla fondazione di Roma, per cui l’anno 1 dell’era cristiana è il 754 ab Urbe condita.

Tuttavia questo calcolo è del tutto arbitrario. La data del 25 dicembre si sovrappone alla festa del dio Mitra, il Sole invitto, di cui si celebrava la «rinascita» dopo il solstizio d’inverno, come avveniva per numerose altre divinità solari (se ne parla in Religioni ieri e oggi); in realtà non c’è nessuna indicazione del giorno di nascita di Gesù, tanto è vero che nei primi secoli si festeggiavano date differenti nelle varie comunità cristiane. E il calcolo dell’anno si basa su indicazioni evangeliche imprecise. Dionigi parte dall’inizio della predicazione di Giovanni Battista, «l’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare» (Luca 3, 1), corrispondente al 782 dalla fondazione di Roma; valuta che la predicazione di Gesù sia cominciata un anno dopo, nel 783, e ritenendo che «circa trent’anni» voglia dire «esattamente trent’anni» arriva al 753 come anno di nascita di Cristo.

 

Galilea e Giudea — Secondo la maggior parte degli studiosi, Gesù nacque all’incirca nel periodo compreso fra il 6 a.C. e il 6 d.C. in Galilea, nel nord della Palestina, anche se non necessariamente a Nazareth, all’epoca centro abitato davvero minuscolo. Ma certamente Gesù non nacque a Betlemme. Questa città della Giudea, situata pertanto più a sud, nei pressi di Gerusalemme, emerge per via di un’antica profezia secondo cui lì sarebbe nato il futuro messia: «E tu, Betleem-Efrata, tu sei la minima tra le migliaia di Giuda; ma da te mi uscirà colui che deve regnare in Israele» (Michea 5, 1; citato con qualche variante in Matteo 2, 6). Poiché dunque non era previsto che il messia nascesse in Galilea, gli evangelisti Luca e Matteo si inventarono due storie differenti.

Secondo Luca, Giuseppe e Maria abitavano a Nazareth e dovettero recarsi a Betlemme per via del censimento, poiché Giuseppe era discendente del re Davide e doveva farsi registrare in tale località. Ora, non ci sono prove certe che vi fosse davvero un censimento romano a quell’epoca, e comunque per un censimento bisogna rimanere dove si risiede, non certo trasferirsi, tanto meno nella località di origine di un presunto antenato vissuto mille anni prima.

Secondo Matteo, invece, Giuseppe e Maria abitavano già a Betlemme. Dopo la nascita di Gesù, la strage degli innocenti (si veda qui sotto) e la fuga in Egitto, la famiglia si stabilì a Nazareth, «affinché si adempisse quello che era stato annunciato dai profeti: “Egli sarà chiamato Nazareno”». In realtà non esiste nessuna profezia in tal senso, e comunque «Nazareno» non può voler dire «di Nazareth». Nessuno sa di preciso il significato del termine, ma forse è il mesopotamico nàsiri, che indicava un teologo, una persona esperta in questioni religiose. Probabilmente si fece confusione tra questo termine e il nome dell’abitato di Nazareth.

 

Astri — E la stella di Betlemme? Siccome a quell’epoca si riteneva che tutto fosse scritto negli astri (e più di qualcuno lo ritiene ancora oggi), poteva sembrare strano che un evento di tale importanza quale la venuta sulla terra del figlio di Dio non venisse preannunciato da qualche fenomeno celeste. Inoltre si poteva fare riferimento a un’altra profezia biblica: «Un astro spunterà da Giacobbe, uno scettro sorgerà da Israele» (Numeri 24, 17). Così l’evangelista Matteo, o chi per lui, si inventò la bella storia dei Magi, i quali per la loro fama di esperti astronomi potevano avallare il presagio.

 

Strage — Per inciso, è un’invenzione anche la cosiddetta strage degli innocenti, ossia il massacro di neonati voluto da re Erode (Matteo 2, 16). Non vi è infatti traccia di un massacro del genere nelle cronache di quel periodo. D’altronde Erode era un vassallo dell’imperatore Augusto e non aveva il potere di infliggere autonomamente condanne a morte, tanto meno di ordinare stragi. Come in altri casi analoghi (si veda per esempio l’episodio della nascita di Mosè nell’Antico Testamento), lo scopo è quello di sottolineare l’eccezionalità del personaggio. Anche la nascita da una vergine ha lo stesso scopo: evidenziare che questa nascita non è un evento normale, quotidiano, bensì straordinario, ed è per questo che vari dèi ed eroi dell’antichità nascono da una vergine.

Che si tratti di invenzioni posteriori è evidente: se un bambino nasce da una vergine, è considerato re dei Giudei e per questo viene adorato dai Magi giunti da oriente e guidati da una strana stella, ed è poi l’unico sopravvissuto a una strage di neonati, come mai non se ne sa più niente per almeno trent’anni e di lui non vi è traccia nelle cronache dell’epoca?

 

 

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