MAGIA
Quando le cose vanno male, è utile trovare qualcuno a cui dare la colpa: streghe, per esempio, o semplici iettatori. Se non sono facilmente individuabili dei colpevoli umani, è sempre possibile imputare le disgrazie alla sfortuna, specie se causata da circostanze riconoscibili: un gatto nero che attraversa la strada, un giorno infausto come un venerdì 13 o 17, un ombrello aperto in casa e molto altro. E viceversa, per fare in modo che le cose vadano bene o evitare le disgrazie, si può praticare qualche rituale scaramantico o magico: incrociare le dita, toccare ferro, gettare monete in una fontana, portare addosso talismani e amuleti. Viviamo in un mondo dominato dalla tecnica, e pertanto dalla razionalità; eppure il pensiero magico, pensiero antichissimo che ci portiamo dietro dalla preistoria, non è certo scomparso, almeno a giudicare sia dal permanere delle credenze appena ricordate, sia dal successo dei vari maghi, astrologi, cartomanti, pranoterapeuti e simili. Il fatto che l’onnipresente tecnologia sia spesso oscura nel suo funzionamento non fa che alimentare la credenza in un mondo magico. In questo senso aveva forse ragione lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke (1917-2008, autore, fra l’altro, di 2001: Odissea nello spazio) quando scriveva: «Qualunque tecnologia sufficientemente raffinata è indistinguibile dalla magia». Però la conoscenza tecnica è in gran parte accessibile a tutti, per quanto richieda uno sforzo non indifferente, mentre la conoscenza magica è tradizionalmente patrimonio di poche persone.
Pensiero magico — La concezione magica è presente nell’umanità fin dalla preistoria e consiste nel credere nell’esistenza di forze occulte che governano la natura e che possono essere conosciute e utilizzate da alcuni iniziati. L’idea fondamentale è che esista un legame, un’interazione reciproca, fra tutte le cose e gli esseri viventi dell’universo, e che pertanto il mutamento di una cosa possa avere effetto su ogni altra. Allora il mago è colui che conosce le forze occulte della natura e sa come intervenire per sfruttarle a vantaggio degli esseri umani. Tale intervento può avvenire in due modi: per imitazione oppure per contatto o contagio. Si ha magia imitativa quando si ricrea l’effetto desiderato mediante un simulacro, ossia qualcosa che simboleggi l’oggetto o la persona in questione. Quando si vuole far piovere versando dell’acqua, nella convinzione che la natura si comporti poi in maniera analoga al rituale magico, si sta usando la magia imitativa. Invece la magia contagiosa afferma che quando due cose sono state in contatto (contagio) fra loro continuano ad agire l’una sull’altra anche a distanza. Su questo tipo di magia si basa per esempio il culto delle reliquie (si veda l’articolo Reliquie).
Ignoranza — Oggi sappiamo che in tutto questo non vi è nulla di vero, ma simili credenze sono plausibili se si considera l’ignoranza quasi totale, riguardo al funzionamento del mondo, che ha caratterizzato l’umanità fino a tempi molto recenti. Questo non significa che oggi noi sappiamo tutto; anzi, un paradosso della conoscenza è che, più aumentano le cognizioni, più diventano evidenti le lacune della conoscenza stessa, poiché l’aumento delle cognizioni dà accesso a nuovi campi di indagine di cui prima non si sospettava nemmeno l’esistenza. Ciò nonostante, fra non sapere tutto e non sapere niente c’è una bella differenza, e molte cose fino a ieri ignote sono oggi facilmente spiegabili. Poiché i nostri antenati non avevano la possibilità di conoscere il mondo in cui vivevano, per loro era plausibile credere nell’esistenza di forze misteriose che governassero i fenomeni naturali e gli eventi umani. La magia è dunque un’attività rituale volta a indurre tali forze sovrumane a influenzare gli eventi. Sotto questo aspetto non è facilmente distinguibile dalla religione; tuttavia i rituali religiosi di solito riguardano l’intervento di una divinità, che viene invocata perché operi nel modo desiderato, mentre i rituali magici si basano su un effetto diretto del rito sugli eventi, nel tentativo di costringere le forze della natura ad agire in un certo modo.
Poteri magici — In realtà nessuno ha mai praticato la magia; i cosiddetti poteri magici sono frutto di illusioni e allucinazioni, suggestioni e autosuggestioni, oppure di trucchi, inganni e giochi di prestigio, che un profano non è in grado di spiegare. Per citare un esempio semplice, gli sciamani siberiani, al pari dei loro «colleghi» stregoni di tutto il mondo, affermano di sapere evocare gli spiriti. A questo scopo, nelle loro sedute di evocazione all’interno di una tenda buia, fissano delle corde agli angoli della tenda e si allacciano alle dita dei piedi l’estremità delle corde, nascondendo il tutto sotto una coperta che tengono sulle ginocchia. Quando vogliono far sapere che è arrivato lo spirito, agitano le dita dei piedi facendo così ondeggiare la tenda. Quindi, da bravi ventriloqui, fanno «parlare» lo spirito con una voce acuta che sembra provenire dalla sommità della tenda. Per chi non è al corrente del trucco, l’effetto è spaventoso.
Riti magici — Il pensiero magico può avere carattere collettivo, come nelle culture cosiddette primitive, dove uno stregone o sciamano si incarica di eseguire riti propiziatori o interventi di guarigione a beneficio della collettività o di singole persone. Ma spesso il pensiero magico assume carattere individuale: seguendo un modo di pensare che come detto ci portiamo dietro dalla preistoria, di frequente noi ci creiamo riti magici personali, con cui cerchiamo di superare le avversità della vita e di garantirci il successo nelle nostre azioni grandi e piccole. Il pensiero magico è più frequente nei bambini e nelle persone di scarso livello culturale, ma è anche tipico di coloro che sono affetti dal disturbo ossessivo-compulsivo, un’affezione legata all’ansia e caratterizzata da ossessioni, cioè idee fisse irrazionali, e da compulsioni, ossia azioni ripetitive e quasi obbligate. Queste persone spesso elaborano rituali con funzione protettiva: contare fino a dieci prima di uscire dalla stanza, disporre le suppellettili secondo un ordine ben preciso, lavarsi le mani tre volte o consuetudini simili.
Superstizione — Questi esempi ci conducono a un terzo elemento che pure non è facile distinguere da magia e religione: la superstizione. Il termine viene dal latino superstitio, da superstes, «superstite», cioè persona o cosa che permane più a lungo di altre. Generalmente con superstitio si intendeva il residuo di religioni pagane nel mondo cristiano; tuttavia lo storico latino Tacito definì superstitio il neonato Cristianesimo. Oggi il termine superstizione indica la fede nell’esistenza e nell’efficacia di forze non spiegate dalle leggi naturali e non fondate su una dottrina religiosa. Magia e superstizione si presuppongono a vicenda, ma se vogliamo distinguere fra i due concetti possiamo dire che con la magia si intende intervenire, mediante rituali specifici, sulle forze occulte per indurle ad agire in un certo modo, mentre con la superstizione si ritiene che tali forze agiscano per conto loro in maniera indipendente e automatica. Non è facile nemmeno distinguere l’atteggiamento religioso da quello superstizioso, poiché in certi casi fanno uso delle stesse preghiere o formule. Se il credente recita una preghiera per invocare la divinità, il suo è un atteggiamento religioso; se trascrive la preghiera su un foglio di carta che quindi porta con sé negli abiti come amuleto, si tratta di un atteggiamento superstizioso. Così nel mondo cristiano alla croce si attribuiva un potere apotropaico, vale a dire la capacità di scacciare gli spiriti maligni, e da qui deriva la consuetudine di incrociare le dita o farsi il segno della croce allo scopo di proteggersi contro la sfortuna. Inoltre va considerato che la religiosità popolare è spesso molto diversa dalle elaborazioni teologiche e dai dogmi delle Chiese. Molte usanze del passato, dal semplice segno della croce usato come scongiuro fino all’ostia portata addosso come amuleto, derivavano da un eccesso di fede; tra la popolazione, in gran parte costituita da contadini analfabeti, molte di tali consuetudini superstiziose, non confermate e spesso disapprovate dalle autorità ecclesiastiche, venivano seguite nella convinzione di applicare con fervore le disposizioni religiose.
Avversità della vita — Va osservato che lo scopo ultimo di queste pratiche, religiose, magiche o superstiziose, è sempre quello di superare le difficoltà personali e le avversità della vita, o almeno di illudersi in tal senso. Secondo lo studioso tedesco Jakob Grimm (1785-1863), noto più per la raccolta di fiabe realizzata col fratello Wilhelm che non per i suoi studi linguistici e culturali, la superstizione ha riempito «la vita dei nostri progenitori non solo di paura, ma anche di consolazione». Infatti il pensiero magico e superstizioso, con i suoi rituali piccoli e grandi che dovrebbero far andare le cose in un certo modo, dà l’illusione di una padronanza su eventi che sfuggono al controllo umano, e una tale illusione fornisce conforto e alimenta la speranza. Pure la religione ha ovviamente questo effetto, ma la differenza fondamentale sta nel fatto che i principali sistemi religiosi sono generalmente rivolti a un aldilà o comunque a un altro piano di esistenza, diverso da quello umano, per cui le eventuali ricompense e punizioni sono previste in un futuro più o meno remoto, mentre la magia e la superstizione promettono di agire nell’immediato e di essere quindi più efficaci per un miglioramento della situazione in tempi brevi. Dal punto di vista sociale, la magia e la superstizione sono prevalenti nei periodi di rapido mutamento della società, quando i nuovi rapporti interpersonali e i conflitti individuali e collettivi assumono un’importanza maggiore rispetto ai tradizionali rapporti familiari e di parentela, più tipici dei periodi di stabilità. Inoltre vi è di solito una conflittualità fra religione da un lato e magia o superstizione dall’altro; poiché queste ultime non prevedono un intervento divino, ma si ritiene agiscano direttamente senza intermediari, la religione ne risulta danneggiata e il suo influsso sminuito. Siccome magia e superstizione sono considerate attività negative e condannabili, costituiscono spesso un’accusa da far valere contro gli avversari. Più in generale, le accuse di attività magica servono a trovare capri espiatori per eventi naturali sfavorevoli o situazioni sociali diventate insostenibili. L’esempio più tipico e più diffuso in questo senso è dato dalle accuse di stregoneria (si veda l’articolo Stregoneria).
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