MILLENARISMO
Le promesse di un’era di pace e prosperità risalgono alla tradizione ebraica. Isaia (2,4) dice: «[Il Signore] giudicherà le nazioni e a popoli numerosi detterà le sue leggi; sì che trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più l’arte della guerra». Il profeta Michea (4,4) aggiunge: «Ciascuno sederà sotto la sua vite e sotto il suo fico; nessuno verrà a turbare la sua pace». Sant’Agostino però risolve il problema dell’attesa del ritorno di Cristo dicendo che vi sono due città, una Gerusalemme celeste, in cui la nuova era è già manifesta, e una Babilonia terrena in cui vi sono violenza e oppressione. Le due città coesistono in ogni uomo e in ogni società fino alla fine dei tempi, per cui il millennio arriverà soltanto alla fine. Di fatto questo concetto esclude il millenarismo dalla teologia cristiana. Tuttavia l’attesa del ritorno di Cristo e dell’avvento del regno di Dio non venne meno nei secoli successivi.
Millennio sabbatico – Per ritardare la fine e il secondo avvento di Cristo (parusia, in greco «presenza») e trarre beneficio da un millenarismo non apocalittico, i teologi sottolinearono l’idea di un «millennio sabbatico». Abbinando il racconto della creazione nella Genesi, con i sei giorni di creazione e un giorno di riposo (sabato), a quanto detto nel salmo 90,4 («Poiché mille anni sono agli occhi tuoi come il giorno di ieri che trascorse e come una veglia della notte»), promettevano un regno di mille anni che avrebbe avuto inizio 6 mila anni dopo la creazione del mondo. Attorno al 200 d.C. la cronologia cristiana collocava l’incarnazione di Cristo nel 5500 Annus Mundi (ossia dalla creazione del mondo). Così l’avvento si attendeva per il 500 d.C.
Anno 801 – Poiché la data trascorse senza conseguenze, si ritenne di avere sbagliato i calcoli e ci si riprovò. Frattanto si era cominciato a usare il calendario cristiano, ancora oggi in uso. Così si collocò l’incarnazione nel 5199 dalla creazione del mondo, perciò la data si spostò all’801. Questa data ha un significato numerologico: nell’Apocalisse Cristo dice «io sono l’alfa e l’omega»; secondo l’usanza del mondo greco (e di quello ebraico) di abbinare un valore numerico alle lettere dell’alfabeto, alfa ha valore 1 e omega 800. Inoltre, in un’interpretazione gnostica, l’essere divino Cristo entra nel corpo dell’essere umano Gesù al momento del battesimo a opera di Giovanni Battista, quando su Gesù discende dal cielo una colomba. Il valore numerico del termine greco peristerá («colomba») è 801.
Carlo Magno – All’epoca, molti sovrani cristiani che credevano a queste cose aspiravano a essere l’ultimo re o l’ultimo imperatore. Non per caso dunque Carlo Magno si fece incoronare nella notte di Natale dell’anno 800, poiché secondo il calendario in uso alla corte carolingia il nuovo anno cominciava a Natale e così quella era la vigilia del primo giorno dell’801. In tal modo Carlo Magno sarebbe stato l’ultimo imperatore. Trascorso anche quest’anno senza novità, si abbandonò il calcolo dalla creazione del mondo e si fissò la data mille anni dopo la prima venuta di Cristo, ossia nel famoso anno Mille. Poiché anche questa non diede esito, per un po’ si lasciò perdere. Un risveglio del millenarismo si ebbe nel XIII secolo con Gioacchino da Fiore, che predisse la nuova era per il 1250 o 1260. In epoca moderna, negli Stati Uniti il pensiero millenarista ha fatto nascere una vasta gamma di nuovi movimenti religiosi come i mormoni, i testimoni di Geova e gli avventisti del settimo giorno, che con modalità diverse attendono il ritorno di Cristo.
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