PARANORMALE
Il paranormale riguarda molti fenomeni. Non è questa la sede per una trattazione esauriente, per la quale si rimanda alle ottime opere divulgative di Piero Angela (Viaggio nel mondo del paranormale, Garzanti, Milano 1998) e di Massimo Polidoro (fra gli altri Dizionario del paranormale, Esedra, Gallarate 1997; Il sesto senso, Piemme, Casale Monferrato 2000) oppure al sito del Cicap e alla sua nuova rivista Query (www.cicap.org). Qui basteranno alcune osservazioni sui fenomeni più noti, che a molti di noi è capitato di osservare e che spesso sono oggetto di discussione fra amici: telepatia, déjà vu, sedute spiritiche, rabdomanzia.
Telepatia — La telepatia fa parte delle cosiddette percezioni extrasensoriali, assieme alla chiaroveggenza, che è la capacità di ricevere informazioni su persone od oggetti lontani, senza l’uso dei sensi, e alla precognizione, vale a dire la capacità di prevedere eventi futuri. Per telepatia si intende la possibilità di comunicazione fra mente e mente, senza l’intermediazione dei sensi. Molti di noi si sono trovati in situazioni in cui hanno commentato: «È stata davvero una telepatia». Spesso ci accade quando ci troviamo a pensare la stessa cosa contemporaneamente a qualcun altro oppure cerchiamo di metterci in contatto con una persona proprio mentre tale persona cerca di mettersi in contatto con noi. Forse ci è capitato, oppure conosciamo qualcuno a cui è capitato, un episodio di questo genere: dopo tanto tempo ci succede di pensare a una persona cara, attualmente lontana, di cui da molto non abbiamo notizie; in quel momento squilla il telefono, ed è proprio quella persona lì. Molti di noi, rispondendo alla chiamata, commenterebbero: «È telepatia».
Selezione dei risultati — In realtà non è così raro come sembrerebbe. Innanzi tutto bisogna tenere conto della cosiddetta selezione dei risultati: un episodio del genere, quando avviene, appare straordinario, ma di solito non si tiene mai conto dei casi in cui la presunta telepatia non avviene. Per esempio: stiamo pensando a una persona lontana, squilla il telefono e... non è quella persona; oppure: stiamo pensando a una persona lontana e... il telefono non squilla proprio. È evidente che questi casi sono molto, ma molto più frequenti di quelli in cui avviene l’episodio di telepatia sopra descritto, ma noi non li notiamo e non ne teniamo conto. In altri casi è all’opera una forte relazione affettiva. È chiaro che due persone molto legate fra loro (innamorati, genitori e figli, fratelli o sorelle, amici intimi) si pensano spesso, ed è normale che desiderino mettersi in contatto fra loro. In queste situazioni è facile che uno dei due pensi per esempio di telefonare all’altro quando quest’ultimo sta facendo la stessa cosa.
Presentimenti — In questo contesto rientrano anche molti casi di presentimenti, in particolare di genitori che, subito prima di un incidente stradale o aereo in cui rimane coinvolto un figlio, «sentono» che sta per succedere qualcosa di grave. In realtà i genitori, specie se per natura apprensivi, «sentono» sempre che sta per accadere qualche disgrazia ai figli in viaggio, ma nella grande maggioranza dei casi la disgrazia non avviene e i genitori poi si dimenticano della loro premonizione. Allo stesso modo, quando si verifica un incidente aereo, c’è sempre qualcuno che per qualche motivo «sentiva» di non dover salire su quell’aereo e all’ultimo momento ha disdetto la prenotazione. In realtà casi di «presentimenti» e disdette di questo tipo ci sono sempre, anche per gli aerei che non cadono. Per inciso, gli aerei che cadono sono pochissimi. Per citare cifre di qualche anno fa ma abbastanza indicative, nel 2003 gli aerei caduti sono stati 54 (36 voli di linea e 18 charter) su un totale di 15 milioni di aerei decollati. Come dire che gli aerei giunti regolarmente a destinazione sono stati il 99,999% del totale. Tornando alla telepatia, bisogna considerare che tutti i fenomeni paranormali vengono studiati ormai da oltre un secolo, e finora non si è trovato assolutamente nulla. La telepatia è forse il fenomeno a cui si sono dedicati più studi in assoluto, coinvolgendo maghi, sensitivi e soggetti comuni, ma gli esiti sono stati tutti deludenti.
Déjà vu — Un altro fenomeno paranormale che è capitato a molti di noi è il déjà vu (in francese, «già visto») e indica una situazione di questo genere: mentre stiamo vivendo un’esperienza, per esempio incontriamo una persona, visitiamo un luogo, osserviamo un evento, ci sembra di avere già vissuto in passato tale esperienza. L’espressione déjà vu fu utilizzata dallo studioso di fenomeni psichici francese Émile Boirac (1851-1917). Per il fenomeno si sono avanzate varie spiegazioni, sia paranormali sia scientifiche. Per certi credenti (nel paranormale) il déjà vu è indizio di una vita passata, una sorta di riemergere di situazioni già vissute in precedenza. Dal punto di vista scientifico è noto che il déjà vu, se frequente e ripetuto, può essere sintomo di epilessia dei lobi temporali del cervello o anche di schizofrenia.
Scherzo del cervello — Però il fenomeno è assai comune ed è capitato a molti di noi, per cui non è necessariamente legato a qualche malattia. A quanto pare si tratta di uno «scherzo» del nostro cervello. Normalmente noi percepiamo una situazione e subito dopo questa viene memorizzata. In certi casi, specialmente quando siamo stanchi o stressati, non opera adeguatamente il coordinamento fra le diverse aree del cervello che presiedono a queste funzioni, per cui ci sembra che la situazione in cui ci troviamo sia già stata memorizzata in precedenza e appartenga dunque ai nostri ricordi; invece è nuova e semplicemente ci viene presentata in maniera distorta dal nostro cervello. Un fenomeno simile si ha quando proviamo una sensazione, per esempio di paura o di gioia, e non sappiamo dire perché. Di nuovo, simili situazioni si verificano in prevalenza quando siamo affaticati: le varie parti del cervello, in particolare il sistema limbico, che gestisce le emozioni, e la corteccia, sede del pensiero razionale, talvolta non comunicano bene fra loro, per cui non riusciamo a dare una spiegazione razionale all’emozione che ci pervade. In genere si tratta di fenomeni transitori, che non lasciano traccia, ma se non sappiamo che le cose stanno in questo modo possiamo rimanere sconcertati e ricercare spiegazioni di tipo paranormale.
Sedute spiritiche — D’altro canto, una spiegazione improbabile è sempre meglio di un’assenza di spiegazione (si veda l’articolo Causa ed effetto), e questo vale anche per molte credenze religiose del passato. In genere il paranormale è separato dalla religione, anzi di solito viene condannato dalle autorità ecclesiastiche in quanto associato alla magia. Un campo in cui però credenze nel paranormale e credenze religiose si avvicinano è quello delle sedute spiritiche. È ovvio infatti che, per prestare un minimo di fede alla possibilità di evocare gli spiriti e comunicare con loro, è necessario prima di tutto credere in tali spiriti, ossia alle anime dei defunti; credere cioè che alla morte del corpo sopravviva un’anima, che quest’anima conservi la personalità del defunto e che sia possibile entrare in comunicazione con tale anima. Queste sono concezioni che ritroviamo nella maggior parte delle religioni antiche e moderne.
Lettere dell’alfabeto — Ormai però le sedute spiritiche si praticano quasi solo per gioco. Ebbero un periodo aureo nel XIX secolo, con la moda dello spiritismo, quando molte persone cercavano di mettersi in contatto con le anime dei defunti, e rimase in voga nella prima metà del XX secolo, poi l’interesse prese a scemare. Lo svolgimento della seduta spiritica è noto: i partecipanti, fra cui può esserci o no un medium, si siedono attorno a un tavolo e congiungono le mani per i pollici, tenendole aperte sul tavolo e formando una «catena» con il contatto dei mignoli di ogni persona con quelli delle persone adiacenti. Evocato lo spirito del defunto, la comunicazione può avvenire mediante semplici movimenti del tavolo oppure, in maniera più elaborata, con la tecnica del bicchierino. In quest’ultimo caso si procede nel modo seguente: sul tavolo si dispongono in cerchio dei quadratini di carta su ciascuno dei quali è indicata una lettera dell’alfabeto. Al centro del tavolo si colloca un bicchierino (oppure un piattino o anche una moneta) su cui ogni partecipante posa un dito. Allora si pongono domande allo spirito, il quale risponde facendo muovere il bicchierino verso le lettere dell’alfabeto e formando così parole di senso compiuto.
Comunicazione — Come sa chi ha provato, la seduta spiritica spesso funziona, nel senso che è possibile ricavare qualche comunicazione. Questo naturalmente non significa che tale comunicazione avvenga realmente con lo spirito, e nemmeno che gli spiriti dei defunti esistano davvero. Tutto si può ricondurre ai movimenti muscolari involontari, che costituiscono la cosiddetta reazione ideomotoria (movimento dovuto a un’idea), spiegata già nel 1853 dal fisico inglese Michael Faraday (1791-1867): sono i partecipanti stessi a muovere il tavolo o il bicchierino. Va detto che molte sedute spiritiche effettuate alla presenza di medium si sono rivelate degli imbrogli, nel senso che gli effetti ottenuti, quali movimenti o levitazione del tavolo, comparsa di fantasmi ed ectoplasmi, erano dovuti alla presenza di complici del medium o in generale a trucchi e giochi di prestigio. Tuttavia, anche in sedute spiritiche «alla buona», condotte fra amici, dove si può escludere l’adozione di trucchi e si può dare per scontata la buona fede dei partecipanti, si possono facilmente registrare sia i movimenti del tavolo sia le risposte col metodo del bicchierino.
Esperimento — Faraday condusse un esperimento per verificare se davvero il tavolo venisse mosso dai partecipanti anziché da una forza esterna. Costruì un tavolo con due ripiani sovrapposti, divisi da uno strato di palline che permettevano alla superficie superiore di scorrere su quella inferiore. Quando i partecipanti si sedevano attorno al tavolo e appoggiavano le mani sul ripiano superiore, era soltanto quest’ultimo a muoversi, mentre quello inferiore rimaneva fermo. Pertanto era chiaro che a muovere il tavolo erano i movimenti involontari dei partecipanti. Lo stesso vale per il metodo del bicchierino: a muoverlo sono le persone che lo toccano e che senza rendersene conto spingono il bicchierino verso le lettere disposte in cerchio, in modo da formare parole di senso compiuto. Per dimostrarlo si può realizzare un esperimento del genere: si preparano i quadratini di carta con le lettere dell’alfabeto, che però vengono girati a faccia in giù e mescolati; si dispongono i quadratini in cerchio sul tavolo, in corrispondenza di numeri progressivi, per identificare i vari foglietti. A questo punto si procede normalmente col bicchierino, mentre qualcuno prende nota dei numeri toccati, controllando solo alla fine a quali lettere si riferiscano; poiché i partecipanti non sanno quali lettere vengano toccate, si vedrà che dai movimenti non risulteranno parole di senso compiuto.
Rabdomanzia — I movimenti muscolari involontari spiegano anche l’azione dei rabdomanti. Come è noto, queste persone sono convinte di sapere trovare sottoterra l’acqua, oppure i metalli, mediante certe «vibrazioni» che attirerebbero verso il basso la loro bacchetta, generalmente un bastone a forma di Y, indicando il punto in cui scavare. I rabdomanti sono tornati alla ribalta in Italia nella torrida e secca estate del 2003, quando gli agricoltori cercavano acqua per irrigare i campi assetati. I rabdomanti sono generalmente in buona fede, sono cioè convinti di sapere davvero individuare fonti d’acqua o metalli, o addirittura oggetti smarriti. Però tutti gli esperimenti realizzati per metterne alla prova le capacità hanno dato esito negativo. Per esempio, per quanto riguarda l’acqua, si sono condotti vari rabdomanti in un campo, ognuno all’insaputa dell’altro, ed essi hanno indicato punti diversi in cui scavare, mentre nessun rabdomante ha saputo individuare fonti d’acqua o giacimenti minerari con una percentuale di successo superiore a quella del puro caso.
Vena d’acqua — Va osservato che spesso quando si scava nel punto indicato da un rabdomante si trova davvero l’acqua, ma questo non perché il rabdomante abbia trovato «la vena» d’acqua che afferma di saper individuare, bensì semplicemente perché l’acqua è presente un po’ dappertutto. Ora, è possibile che in un dato terreno l’acqua non ci sia proprio, e in tal caso non si trova, con o senza rabdomante. Se viceversa l’acqua è presente nel sottosuolo, lo è in tutto quel terreno, non soltanto in una «vena» particolare. In questo caso, in qualunque punto si scavi prima o poi la si trova; l’incognita è la profondità, non la presenza dell’acqua. In definitiva la bacchetta divinatoria si muove perché il rabdomante stesso la muove, con la già menzionata reazione ideomotoria, e non perché percepisca vibrazioni di alcun genere.
Vibrazioni — Se la rabdomanzia ha un’origine relativamente antica, dato che risale alla Germania del XVI secolo, il discorso sulle vibrazioni si riallaccia alla moderna New Age, i cui seguaci spesso ritengono di percepire «vibrazioni» o «energie» presenti nell’universo, a cui attingere per migliorare la propria salute fisica e mentale. Queste idee sono rielaborazioni di concetti ben più antichi della rabdomanzia. Come si è detto nell’articolo Magia, risale alla preistoria la nostra convinzione che vi siano nel mondo forze misteriose di tipo magico. Oggi però abbiamo conoscenze e strumenti che ci permettono di identificare e di misurare tanto le vibrazioni quanto le energie. Sappiamo per esempio che le vibrazioni riguardano i fenomeni acustici, come i suoni emessi dalle corde di una chitarra, e quelli elettromagnetici, come le frequenze a cui vibrano le antenne radio, ma in ogni caso un oggetto può vibrare solo se vi è una trasmissione di energia: un bicchiere di vetro può emettere una particolare vibrazione (il suono che noi percepiamo) soltanto se viene percosso, se cioè riceve una certa energia.
Energia — Il concetto di energia, in fisica, è ben preciso: indica la capacità di un sistema fisico di eseguire un lavoro, in definitiva di spostare un oggetto su una certa distanza. Sappiamo che l’energia non viene né creata né distrutta, ma soltanto trasformata, e che vi sono vari tipi di energia: cinetica, elettrica, meccanica, chimica, nucleare eccetera. A seconda del tipo di energia si utilizzano strumenti diversi e unità di misura differenti per quantificarla. Quando i seguaci della New Age e del paranormale parlano di energia o di vibrazione, però, intendono una non meglio definita «energia psichica», che tuttavia nessuno ha mai rilevato né misurato. L’idea è molto antica. Come si è detto in Religioni ieri e oggi, quando i nostri antenati preistorici incominciarono a riflettere sulla morte, si domandarono quale fosse la differenza tra un morto e un vivo, e constatarono che la differenza fondamentale è il respiro: un morto non respira più. Allora ogni essere vivente deve essere dotato di un soffio vitale, uno spirito, un’anima, che dà vita al corpo. Oltre al concetto di anima che ci è familiare, troviamo idee analoghe in altre culture antiche, per esempio il qi (pronunciato «ci») della tradizione cinese e il prana dell’India, termini che indicano per l’appunto il soffio vitale, lo spirito. Sono tutti esempi di vitalismo, ossia della concezione secondo cui gli organismi viventi possiedono una forza o energia vitale, distinta dalla materia, grazie alla quale il corpo ottiene la vita e la salute.
Aura — Il concetto di prana sta alla base sia della medicina ayurvedica indiana sia della cosiddetta pranoterapia, nella quale si ritiene che il terapeuta incanali l’energia vitale verso il corpo dell’ammalato, consentendone la guarigione. A questo scopo il pranoterapeuta muove le mani sfiorando il corpo del paziente e agendo all’interno della sua aura. Quest’ultima sarebbe una sorta di campo energetico o luminoso che avvolgerebbe ogni essere vivente, ma risulterebbe percepibile soltanto a particolari sensitivi. L’aura diventerebbe visibile con la tecnica chiamata «fotografia Kirlian», dal nome del tecnico russo Semën Davidovic Kirlian, che nel 1939 scoprì per caso questo effetto: ponendo su una lastra fotografica una foglia oppure la stessa mano del fotografo e applicando poi una scarica elettrica, nel buio, si ottiene un’immagine in cui attorno all’oggetto si vedono aloni colorati. In realtà questi aloni sono dovuti ai gas presenti nell’aria, che vengono ionizzati dalla scarica elettrica, e l’effetto si ottiene anche con oggetti inanimati, per esempio un paio di forbici.
Scienza e spiritualità — Qui è opportuna un’osservazione di carattere generale, che riguarda l’atteggiamento di molte persone nel mondo moderno, dove lo sviluppo della scienza e della tecnica mette in difficoltà chi ancora vuole credere in qualcosa di spirituale. Questi concetti di energia o vibrazione che troviamo nella New Age hanno un sapore quasi scientifico, per cui attraggono coloro che desiderano una dimensione spirituale senza rinunciare del tutto a quella scientifica. Già all’inizio degli anni Settanta il biochimico francese Jacques Monod (1910-1976), nel suo celebre libro Il caso e la necessità, notava come l’uomo moderno sia affascinato dalla tecnica, anzi ne abbia bisogno come di una droga, ma allo stesso tempo non voglia affrontare la scienza, che della tecnica è il presupposto. Certamente molti aspetti della scienza moderna sono difficili da comprendere e faticosi da studiare, e allora molti preferiscono lasciar perdere accontentandosi di spiegazioni superficiali ma facili e confortanti. Inoltre, poiché spesso la scienza dà l’impressione di opporsi alla fede religiosa, possono esercitare una certa attrattiva quelle credenze che cercano di conciliare questi due aspetti. Così per alcuni le funzioni un tempo svolte dalla religione vengono assunte da credenze di tipo paranormale o pseudoscientifico. Allora, se per esempio l’arrivo di qualche messia appare improbabile, perché non affidare questo ruolo a esseri dotati di una tecnica avanzatissima e provenienti dallo spazio? Se ne parla nell’articolo Extraterrestri.
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