Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                               Pagina iniziale > Religioni > Personalità

PERSONALITÀ

 

 

La cartomante consegna alla cliente il mazzo di tarocchi perché lo mescoli, e le dice che in questo modo le carte entrano in sintonia col ritmo cosmico e con la personalità della cliente, svelandone il destino occulto. Poi la cartomante dispone i tarocchi sul tavolo e, incominciando a leggerli, dice alla cliente: «Lei è in genere molto amichevole e gentile, sa immedesimarsi negli altri, capire i loro problemi, ma ogni tanto ha bisogno di isolarsi, di restare sola con sé stessa. Vedo che ha sofferto molto per una storia sentimentale. Lei ama gli animali: ha un gatto, vero? Ultimamente ha avuto qualche disturbo fisico; mal di denti, forse? Questa carta dice però che i dolori le passeranno presto. Quest’anno ha trascorso una bella vacanza al mare. Da bambina è caduta spesso, giocando: ha ancora una cicatrice sul ginocchio sinistro».

A questo punto la cliente probabilmente è impressionata dalle capacità «paranormali» della cartomante: come fa a sapere tante cose su di lei? E con tanta precisione? A molte persone è capitato di uscire da un incontro con un «mago», chiaroveggente, chiromante e simili, dicendo: «Non ci eravamo mai visti prima; eppure sapeva tutto di me». Come si spiega questa situazione?

 

Effetto Barnum — La cliente della cartomante è vittima del cosiddetto effetto Barnum, che prende il nome dal famoso impresario di circo americano, il quale si vantava di avere nei suoi spettacoli «un contentino per ciascuno» degli spettatori: si ha effetto Barnum quando una persona ritiene che alcune descrizioni della personalità vaghe e generiche si applichino solamente a lei e a nessun altro. Le frasi sopra riportate sono tipiche in questo senso: possono andare bene per chiunque. Inoltre esemplificano il modo di esprimersi di molti maghi. La prima frase, tanto per cominciare, è ambigua: la prima parte dice il contrario della seconda, per cui almeno una delle due affermazioni sarà giusta. Per di più, nella prima parte, è lusinghiera nei confronti della persona, la quale tenderà a confermare la validità di quella descrizione, anche se non corrisponde esattamente al vero.

È poi difficile sbagliare affermando che una persona ha sofferto per una storia sentimentale: è capitato pressoché a tutti (e specialmente alle donne, che investono molto nei rapporti affettivi). È probabile inoltre che la persona interessata ami gli animali; a questo punto la cartomante dovrebbe osservare l’espressione della cliente per cogliere qualche segno di conferma, e la formulazione dubitativa che segue («ha un gatto, vero?») di nuovo cerca una delle soluzioni più probabili, ma lascia spazio a eventuali correzioni («Un cane? Ah, già, questa carta parla di animali domestici in genere»). Anche ipotizzare qualche disturbo fisico non è difficile, soprattutto se la cliente non è più giovanissima; e di nuovo il mal di denti è una possibilità frequente, ma ci si può correggere al solito modo. E naturalmente la cliente vuole sentirsi dire che i suoi disturbi fisici scompariranno, non certo che la affliggeranno ancora a lungo. Indovinare una vacanza al mare non è davvero un’impresa. E tutti noi da bambini siamo caduti spesso, giocando, e in molti casi rechiamo ancora cicatrici sulle ginocchia.

 

Test di personalità — Nel 1948 lo psicologo americano Bertram Forer sottopose i suoi allievi a un test di personalità; senza curarsi delle loro risposte, consegnò a ciascun partecipante una valutazione della personalità, chiedendogli di indicare fino a che punto si riconoscesse in quel ritratto psicologico, mediante un punteggio da 0 a 5, dove 5 significava che l’interpretazione era «ottima» e 4 che era «buona». La media dei giudizi fu pari a 4,26; insomma quasi tutti trovarono ottima o buona la valutazione della loro personalità.

Tuttavia la valutazione era uguale per tutti e diceva:

 

Hai bisogno di piacere agli altri e di sentirti ammirato, eppure tendi a essere critico verso te stesso. Sebbene la tua personalità presenti qualche difetto, generalmente tu riesci a compensarlo. Possiedi notevoli capacità inutilizzate che non hai sfruttato a tuo vantaggio. Esteriormente disciplinato e dotato di autocontrollo, interiormente tendi a essere apprensivo e insicuro. A volte nutri seri dubbi sul fatto di avere preso la decisione giusta o di avere fatto la cosa più giusta. Prediligi un certo grado di cambiamento e di varietà e sei scontento quando ti senti frenato da restrizioni e limitazioni. Inoltre sei fiero di saper pensare con la tua testa e non accetti le affermazioni degli altri senza prove soddisfacenti. Ma hai scoperto che non è saggio manifestare troppa franchezza nel confidarsi con gli altri. A volte sei estroverso, affabile e socievole, altre volte sei introverso, diffidente e riservato. Alcune tue aspirazioni tendono a essere piuttosto irrealistiche.

 

Si può notare come queste frasi siano volutamente ambigue e dicano spesso una cosa e il suo contrario. In tal modo, come si è osservato più sopra, almeno una parte dell’affermazione sarà considerata giusta. E non bisogna dimenticare che la nostra personalità non è monolitica; noi non siamo per esempio sempre timidi o sempre aggressivi, dipende dalle circostanze; in certe situazioni siamo timidi, in altre siamo aggressivi. Pertanto possiamo riconoscerci facilmente in affermazioni come quella del testo secondo cui siamo a volte estroversi, affabili e socievoli, altre volte introversi, diffidenti e riservati.

Questa analisi della personalità era stata composta mettendo assieme delle frasi tratte dalla rubrica astrologica di un periodico ed era stata fornita a tutti gli studenti senza ovviamente tenere conto del rispettivo segno zodiacale. Così la descrizione di una personalità inesistente è stata considerata più che buona da tutti. Da allora questo esperimento è stato ripetuto centinaia di volte e la media delle valutazioni è ancora pari a 4,2.

 

Commenti lusinghieri — L’effetto Barnum si riscontra in tutti i casi in cui vi è una valutazione della personalità, e si è notato che è particolarmente intenso quando nel resoconto vi sono commenti moderatamente negativi seguiti da commenti lusinghieri. È chiaro che a tutti noi fa piacere ricevere elogi, per cui tendiamo a ritenere giuste le valutazioni che ci attribuiscono qualità positive, anche se non corrispondono al vero. Inoltre si è osservato che certe qualità personali vengono viste in maniera più favorevole di altre. Per esempio, l’estroversione è considerata più positiva dell’introversione, la spigliatezza più della timidezza, la freddezza più dell’emotività. Allora, se il ritratto psicologico mette in risalto le caratteristiche più favorevoli, noi tendiamo ad approvarlo perché ci mette in buona luce. Un altro aspetto da considerare è che molte affermazioni di tipo Barnum sono spesso precise ma banali, ossia individuano caratteristiche diffuse nella popolazione, che non permettono pertanto di distinguere una persona da un’altra. Gli americani lo chiamano «Aunt Fanny effect», noi potremmo dire «effetto zia Maria»; se ci dicono per esempio che abbiamo difficoltà a lavorare con efficienza quando siamo sotto pressione o che ci sentiamo intimiditi in presenza di numerose persone sconosciute, possiamo rispondere: «È vero, e anche mia zia Maria è così». Riscontrare in noi stessi caratteristiche condivise dalla maggioranza della popolazione non ci aiuta a distinguere la nostra personalità da quella degli altri.

 

Noi e gli altri — Un’ulteriore osservazione è che a molti di noi piacciono le valutazioni della personalità perché noi siamo bravi ad attribuire agli altri certe caratteristiche psicologiche costanti ma non siamo altrettanto bravi a vederle in noi stessi. Per agire nel mondo noi utilizziamo una «psicologia ingenua» con cui attribuiamo agli altri una serie di tratti della personalità. Questo è molto utile perché ci permette di prevedere almeno a grandi linee il comportamento altrui, e in effetti la psicologia ingenua il più delle volte funziona. Quando però proviamo ad analizzare il nostro comportamento, tendiamo ad ascriverlo prevalentemente alle esigenze della situazione in cui ci troviamo. Così attribuiamo il nostro comportamento alla situazione e il comportamento degli altri alla personalità, per cui non sappiamo bene come sia la nostra personalità e ci piace sentircelo dire da qualcun altro.

Allora l’effetto Barnum induce molte persone a prendere per azzeccate le valutazioni della personalità offerte da astrologia, cartomanzia, chiromanzia e simili, ma anche da metodi con maggiori pretese di scientificità come l’analisi dei bioritmi o la grafologia. La validità di tali valutazioni è scarsa o nulla, ma la persona interessata tende a considerarle accurate più che altro perché desidera che lo siano. È raro che il responso di un astrologo o cartomante sia negativo o deprimente; il cliente di solito si sente dire quello che vuole sentirsi dire. Inoltre, chi si rivolge a questi maghi o esperti è in genere già ben disposto nei loro confronti e si aspetta di ricevere informazioni valide, per cui adopera la cosiddetta selezione dei risultati e tende a non notare le eventuali affermazioni erronee, rilevando solo quelle che considera giuste. Per di più, chi cerca un simile responso spesso vuole semplicemente un aiuto per prendere una decisione, che quasi sempre riguarda l’amore, la famiglia, il lavoro o la salute. Un mago che si rispetti è in grado di capire facilmente che cosa il cliente vuole sentirsi dire, e glielo dice.

 

Rorschach — L’effetto Barnum è all’opera anche nel famoso test di Rorschach, inventato nel 1921 dallo psichiatra svizzero Hermann Rorschach (1884-1922) e successivamente rielaborato da altri studiosi. Si tratta di una serie di macchie di inchiostro in cui il soggetto deve cercare di individuare qualche forma; in base a tali interpretazioni (dovute al fenomeno della pareidolia, di cui si parla nell’articolo Allucinazioni), lo psicologo dovrebbe ricavare una descrizione della personalità del soggetto. Insomma lo psicologo deve interpretare le interpretazioni... In realtà gli studi scientifici su questo metodo ne hanno svelato l’inefficacia, sia perché applicando il metodo Rorschach quasi tutti i soggetti risulterebbero «malati», sia perché il test non consente di diagnosticare con efficacia la maggior parte dei disturbi psichici né offre un’adeguata valutazione dei tratti della personalità. Il successo del test di Rorschach, soprattutto negli anni Cinquanta, era dovuto nella maggior parte dei casi proprio all’effetto Barnum, grazie al quale i soggetti si riconoscevano in analisi psicologiche in realtà valide anche per molti altri.

 

Tecnica proiettiva — Il test di Rorschach è un esempio di tecnica proiettiva, ossia di metodo di valutazione in campo psicologico che consente risposte quanto mai varie, poiché il soggetto dovrebbe «proiettare» sé stesso nelle risposte fornite. Tali tecniche in genere hanno scarsa efficacia, proprio perché lasciano aperte innumerevoli possibilità di interpretazione. Invece i test psicologici più validi sono di tipo oggettivo, ossia si basano su risposte sì/no o vero/falso o in generale assegnano punteggi ben definiti alle situazioni in esame. L’adozione di tecniche oggettive non è garanzia di successo, ma l’efficacia di simili metodi di valutazione si è rivelata decisamente superiore a quella dei test proiettivi.

 

Grafologia — Può essere considerata una sorta di test proiettivo anche la grafologia, con cui si cerca di dedurre la personalità dalle caratteristiche della scrittura, ritenendo appunto che il soggetto «proietti» la propria personalità nel modo di scrivere. Certamente i grafologi hanno ragione sotto un aspetto: ognuno di noi ha una scrittura inconfondibile, diversa da ogni altra persona. Che però questo sia in collegamento con vari tratti della personalità non è per nulla dimostrato. D’altro canto, ognuno di noi ha anche un modo di camminare diverso da tutti gli altri, ma questo non dice nulla riguardo alla personalità. Come nel caso degli astrologi in relazione all’influsso dei pianeti (si veda l’articolo Zodiaco), i grafologi non hanno mai chiarito come siano state dedotte le caratteristiche della personalità riflesse nei vari aspetti della scrittura. Per esempio, una convinzione comune tra i grafologi è che l’inclinazione della scrittura verso destra indichi estroversione e quella verso sinistra introversione. Però gli studi scientifici sull’argomento non lo confermano; valutando estroversione e introversione in base a test psicologici di tipo oggettivo, si è visto che la correlazione è poco diversa da zero, ossia per prevedere l’estroversione o l’introversione non c’è molta differenza tra eseguire un’analisi grafologica e fare a testa o croce.

 

Correlazione — Bisogna aprire una parentesi per stabilire che cosa sia in statistica una correlazione. Con questo termine si intende l’associazione fra due eventi o fenomeni che si possono osservare. La correlazione viene espressa con un numero compreso fra +1 e -1, dove +1 indica una perfetta correlazione (i due fenomeni compaiono sempre abbinati, per esempio aumentando o diminuendo allo stesso modo), -1 una perfetta correlazione inversa (se un fenomeno aumenta l’altro diminuisce; per esempio la durata del giorno e della notte hanno correlazione -1), mentre 0 indica un’assenza di correlazione, ossia i due fenomeni non sono legati fra loro. Più la correlazione si avvicina a 1, più è attendibile un’associazione tra i due fenomeni. Per esempio, la lunghezza del braccio destro e quella del braccio sinistro hanno una correlazione pari a 0,95, ossia se non sono proprio identici la differenza è modesta. Invece la correlazione fra peso e altezza della persona adulta è 0,70, poiché in genere chi è più alto pesa di più, ma ci sono numerose eccezioni.

 

Studi grafologici — Ora, in una meta-analisi di oltre 200 studi grafologici (riportata nel volume The Write Stuff, a cura di Barry e Dale Beyerstein, Prometheus Books, Buffalo, New York 1992), la conclusione è stata che, sì, la grafologia ha una certa validità (anche se almeno una parte di tale validità è dovuta al contenuto degli scritti e non all’analisi della scrittura), ma nel complesso presenta una correlazione fra analisi grafologica e personalità pari a 0,12, per cui l’effetto è troppo modesto per avere qualche utilità pratica.

 

Esperimento — Lo psicologo canadese Barry Beyerstein suggerisce questo esperimento per stabilire se l’apparente validità di un’analisi della personalità sia dovuta all’effetto Barnum: con il metodo prescelto (astrologia, cartomanzia, chiromanzia, grafologia o altro) si predispongono le valutazioni della personalità di un certo numero di soggetti; tali valutazioni vengono rese anonime, ma codificate in modo da risalire successivamente alla persona interessata; ciascun cliente deve leggere tutte le valutazioni e scegliere quella che ritiene maggiormente appropriata. Se l’esperto (astrologo, cartomante eccetera) ha effettivamente espresso valutazioni azzeccate, i clienti dovrebbero essere in grado di individuare il proprio profilo psicologico con una precisione media superiore a quella indicata dal calcolo delle probabilità; se per esempio ci sono dieci clienti, la probabilità di scegliere la valutazione giusta procedendo a caso è del 10%, per cui in presenza di valutazioni azzeccate questa percentuale dovrebbe essere superiore, per esempio del 30% o più. In realtà, secondo lo stesso Beyerstein, finora nessun metodo occulto o pseudoscientifico di valutazione della personalità ha superato questa prova.

 

 

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