Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                                       Pagina iniziale > Religioni > Sogni

SOGNI

 

 

Forse a tutti noi è capitato di svegliarci al mattino e pensare: «Che sogno strano! Chissà che cosa vuol dire». Sono millenni che gli esseri umani si interrogano sul significato dei sogni. Secondo molti popoli antichi (sumeri, babilonesi, greci) i sogni erano dei mezzi di comunicazione fra dèi e mortali e costituivano il fondamento delle profezie, consentendo di comprendere la volontà divina. Allora interpretare i sogni voleva dire cercare di capire le intenzioni degli dèi. Così nell’antica Grecia molti pellegrini dormivano accanto ai templi degli oracoli, il più famoso dei quali era quello di Delfi, nella Focide, sul versante meridionale del monte Parnaso; al risveglio i pellegrini si facevano interpretare i sogni dalle sacerdotesse del tempio. Per inciso, si è scoperto che le vaticinazioni della Pizia, sacerdotessa di Delfi, erano stimolate dallo stato di stordimento e di ebbrezza causato dal gas etilene che scaturiva dalle rocce sottostanti.

Da millenni si crede che i sogni rispecchino in qualche modo la realtà, seppure in maniera elaborata, o perfino che siano indistinguibili dalla realtà; per esempio, nel passato, tra i pellirosse nordamericani, se uno sognava di venire morso da un serpente, al risveglio si curava subito. In tempi moderni l’interpretazione dei sogni ha ricevuto un nuovo impulso dall’avvento della psicanalisi; secondo Sigmund Freud (1856-1939) i sogni sono la via privilegiata alla conoscenza delle attività inconsce della mente. Questo è un punto a dir poco controverso. Tuttavia ancora oggi, nonostante tutti gli studi sul funzionamento del cervello realizzati negli ultimi trent’anni, la scienza non ha chiarito completamente la funzione dei sogni, e se è per questo nemmeno del sonno in generale. Insomma non sappiamo ancora bene perché dormiamo e soprattutto perché sogniamo.

 

Produzione dei sogni — Diverse cose però si sono capite, a cominciare dal meccanismo di produzione dei sogni. Durante il sonno, quando non vi sono stimoli sensoriali esterni, il cervello viene attivato al suo interno da impulsi che hanno origine nel tronco encefalico. Bisogna fare un passo indietro per ricordare che il cervello è suddiviso in tre parti principali: il tronco encefalico, che gestisce lo scambio di informazioni fra il cervello stesso e il resto del corpo, attraverso il midollo spinale, e comanda le funzioni automatiche, come il battito cardiaco, la respirazione e la deglutizione, nonché i movimenti facciali; il cervelletto, che ha il compito di coordinare i movimenti e governare l’equilibrio e le azioni ripetitive (camminare, per esempio); e i due emisferi cerebrali, a loro volta costituiti da varie parti, che gestiscono i movimenti volontari, ma anche il ragionamento, le emozioni, la memoria e la percezione sensoriale. La parte principale, esterna, dei due emisferi è costituita dalla corteccia cerebrale, dove hanno sede tutte le funzioni superiori del cervello.

Gli impulsi che nel sonno arrivano dal tronco encefalico alla corteccia sono nella maggior parte dei casi costituiti da immagini visive, ma possono riguardare anche l’udito (i ciechi dalla nascita, per esempio, sognano rumori) o il tatto, non però gusto od olfatto, i cui canali sensoriali sono chiusi durante il sonno. La materia prima dei sogni deriva da passate esperienze sensoriali del soggetto e da temi che occupano la mente della persona durante la giornata.

La corteccia cerebrale, ricevendo questi falsi stimoli sensoriali, cerca di fare quello che fa di solito: inserire tali stimoli in un contesto coerente per trarre un senso dall’esperienza. Poiché nel sogno gli stimoli non sono coerenti, sono anzi caotici in quanto slegati dalla realtà esterna, la corteccia fa quello che può: inventa una storia. Così nel sogno ci vediamo protagonisti di imprese impossibili: volare, viaggiare in luoghi lontani o sconosciuti, conversare con persone famose oppure morte da tempo, compiere azioni ridicole o spaventose.

 

Sonno Rem e non Rem — La maggior parte dei sogni avviene in una fase di sonno poco profondo chiamata fase Rem, dall’inglese rapid eye movement, movimento oculare rapido, poiché in questa fase gli occhi si muovono velocemente nelle orbite; a quanto pare, tale movimento è indipendente dall’attività onirica e serve a mantenere lubrificati gli occhi. Inoltre i sogni non avvengono soltanto nella fase Rem ma anche nelle altre fasi, e in particolare gli incubi ricorrenti si riscontrano perlopiù nelle fasi non Rem.

Tuttavia la fase Rem è quella in cui l’attività onirica è più intensa. Tale fase è molto simile allo stato di veglia, se si esamina l’elettroencefalogramma, ed è caratterizzata da un’intensificazione del battito cardiaco e della respirazione e da un aumento della pressione sanguigna. Questa fase del sonno si ripete ciclicamente ogni 90 minuti circa e occupa il 20-25% del periodo di sonno. Normalmente una persona ogni notte attraversa quattro o cinque fasi Rem, ciascuna delle quali ha una durata compresa fra i 5 e i 45 minuti. Si calcola che in ogni fase Rem la persona faccia in media 50 sogni, per cui ogni notte il totale dei sogni sarebbe di 200-250. Va specificato che «sogno» in questo caso non significa necessariamente una storia elaborata, ma può rappresentare un singolo tema o immagine, come un fotogramma tratto da un filmato. Solo una parte dei nostri sogni diventa poi qualcosa di strutturato ed emozionante. Nelle fasi non Rem sembrano essere più frequenti le immagini isolate, mentre nelle fasi Rem vi sono sogni più articolati e carichi di emozioni. Questo probabilmente perché in tali fasi è attivo il sistema limbico, la parte del cervello che gestisce le emozioni, per cui le storie sognate si fanno più complesse e intense.

 

Sogni dimenticati — Tutti noi sogniamo molto, dunque, ma alcune persone ritengono di non sognare per nulla, poiché una caratteristica del sogno è di venire subito dimenticato. Si ritiene che dal 95 al 99 per cento dei sogni non venga ricordato affatto. Questo può essere dovuto alla scarsa attività di quelle aree cerebrali, come il lobo parietale inferiore, che trasferiscono le esperienze nella memoria. Oppure, come ha ipotizzato Francis Crick (1916-2004), famoso scopritore della struttura del Dna, al fatto che noi sogniamo per dimenticare, ossia per liberarci delle informazioni inutili accumulate durante la giornata. In ogni caso la memoria del sogno è molto labile e svanisce dopo qualche minuto, non appena ci si distrae pensando ad altro; così è più facile ricordare un sogno dopo un risveglio improvviso che non dopo il normale risveglio lento. E naturalmente si ricordano con maggiore facilità i sogni strani, che suscitano interesse ed emozioni, piuttosto che i sogni brevi e banali.

 

Utilità del sonno — Ora, il sonno sembrerebbe utile per la regolazione e la stabilità dell’ambiente interno dell’organismo, per consolidare i ricordi e le abilità cognitive e, come sappiamo tutti, per «ristorare la mente». Quest’ultima funzione sembra legata al fatto che durante il sonno vi è una ridotta attività nei lobi frontali e prefrontali della corteccia, dove ha luogo la programmazione delle azioni e dove risiede la consapevolezza di sé; questa parte del cervello è la più attiva durante lo stato di veglia. Nel sonno allora la corteccia frontale si riposa, poiché non percepisce più le informazioni sensoriali e non deve quindi sforzarsi di interpretarle. Infatti le persone che vanno incontro a una privazione del sonno hanno difficoltà a distinguere il sogno dalla realtà e presentano una ridotta capacità di giudizio e di pensiero critico, probabilmente perché non riescono mai a «staccare» l’attività della corteccia frontale.

Poiché nel sonno la corteccia frontale e prefrontale non è attiva, la persona non si rende conto di sognare e non capisce che quegli eventi bizzarri a cui va incontro sono irreali. Se i lobi frontali rimangono invece sufficientemente attivi, il soggetto può avere esperienza del cosiddetto sogno lucido, in cui sogna sapendo di sognare.

Gli stimoli esterni possono influenzare i sogni, ma in questo caso si tratta piuttosto di allucinazioni ipnagogiche (al momento di addormentarsi) o ipnopompiche (al risveglio); durante il sonno non c’è contatto con l’esterno, i sogni veri e propri non sono influenzati da luci, suoni o sensazioni tattili. Pertanto non è possibile imparare qualcosa durante il sonno. Anni fa erano in vendita dei registratori forniti di cuffie da utilizzare durante la notte per imparare dormendo lingue straniere o materie di studio: ovviamente erano inefficaci e non hanno avuto molto successo.

 

Paralisi muscolare — Durante il sonno Rem vi è una paralisi muscolare causata da una variazione spontanea dell’attività cerebrale. L’inibizione degli impulsi nervosi si realizza attraverso la trasmissione di segnali dal tronco encefalico al midollo spinale (ma il movimento degli occhi è comandato da altre fibre, non dal midollo spinale). Questa paralisi è utile perché ci impedisce di muoverci durante i sogni, dato che spesso sogniamo di camminare o correre o compiere azioni con le mani e col corpo in generale. Bambini e anziani di frequente presentano un controllo difettoso delle attività muscolari durante il sonno e tendono ad agitarsi mentre dormono. Inoltre alcune persone hanno qualche disturbo al tronco encefalico per cui il movimento non viene impedito, e allora si verificano i casi di sonnambulismo o di intensa agitazione durante il sonno.

Ogni tanto ci accade di svegliarci dal sonno Rem con la paralisi ancora in atto e questo ci provoca un senso di panico; poiché abbiamo difficoltà a percepire il movimento della respirazione, temiamo di soffocare e di morire. La paralisi termina da sola dopo circa un minuto, ma se qualcuno ci tocca o anche solo ci chiama per nome fa scomparire immediatamente la paralisi.

 

Interpretazione dei sogni — Chi si interessa di parapsicologia o di interpretazione dei sogni, però, in genere non si cura della fisiologia del sogno ma si concentra sui contenuti, ritenendo che i sogni abbiano un significato da scoprire o che costituiscano un ponte verso il paranormale o il soprannaturale. Come si è detto, è una concezione molto antica.

Il contenuto dei sogni varia durante la notte. Nelle prime fasi Rem in genere i sogni sono più brevi e semplici e riflettono la giornata appena trascorsa o quelle immediatamente precedenti; spesso vi è un ritardo di qualche giorno fra gli eventi esterni e il loro riflesso nei sogni. Invece nelle ultime fasi Rem, verso il mattino, i sogni si fanno più ricchi di dettagli, personaggi e situazioni e tendono a rievocare il passato remoto della persona, anche con particolari risalenti all’infanzia.

 

Sogni e memoria — A questo proposito va esaminato il rapporto fra sogni e memoria. Come ricordato più sopra, secondo la psicanalisi i sogni consentirebbero di accedere alle attività inconsce della mente e in particolare di portare alla luce desideri inespressi. In tal modo sarebbero in grado di fare riaffiorare ricordi rimossi, cioè non presenti alla coscienza perché traumatici, dolorosi o imbarazzanti per la persona; può trattarsi per esempio di gravi incidenti stradali o aerei, battaglie in guerra oppure violenze fisiche o sessuali subite in particolare durante l’infanzia. Più in generale gli eventi negativi del passato produrrebbero ricordi repressi, i quali poi avrebbero un influsso pernicioso sulla persona, causando vari disturbi psichici e fisici, dalla bulimia all’insonnia, fino alla tendenza al suicidio.

Ora, secondo studi recenti, peraltro ancora preliminari, sembra che vi sia effettivamente un influsso dei primissimi tempi di vita sul comportamento della persona, e in particolare le cure materne più o meno intense avrebbero l’effetto di condizionare l’espressione di alcuni geni; in tal modo, chi dopo la nascita ha ricevuto minore attenzione da parte della madre tenderebbe a essere maggiormente ansioso e timoroso, mentre cure materne più premurose e attente avrebbero come conseguenza un atteggiamento di maggiore sicurezza di sé. Questo effetto, però, sarebbe dovuto come accennato a una diversa espressione di geni, non a ricordi immagazzinati nel cervello.

 

Eventi traumatici — Riguardo invece alla memoria, sembra che molte persone tendano a non ricordare affatto gli eventi traumatici. Un tale ricordo può essere sicuramente dannoso, per esempio causando incubi ricorrenti o il riaffiorare di sprazzi di memoria in cui si rivive l’esperienza traumatica. Come noto, gli eventi che provocano forti emozioni, positive o negative, vengono ricordati più facilmente, a quanto pare per l’azione degli ormoni rilasciati nell’organismo in situazioni di stress, come la noradrenalina. Un eccesso di tali ormoni provoca ricordi molto vividi che poi ossessionano la vittima e ne danneggiano la stabilità psichica. Tuttavia l’organismo di solito reagisce liberando altre sostanze che riducono o annullano questo effetto degli ormoni legati allo stress, per cui in molti casi l’episodio tragico non viene proprio memorizzato: la persona va incontro a un’amnesia riguardo all’evento traumatico. Pertanto non ci sono ricordi «nascosti» da qualche parte che possano essere riportati alla coscienza; tali ricordi non si formano affatto.

Se le cose stanno davvero così, è evidente l’inutilità delle tecniche psicanalitiche, per esempio mediante l’ipnosi, tendenti a fare riemergere ricordi del passato, specie dell’infanzia, «sepolti» nell’inconscio. Se i ricordi non ci sono, non vi è nulla che possa riemergere. In effetti non ci sono prove convincenti dell’esistenza di ricordi rimossi; anzi, il problema è solitamente il contrario, quello di non riuscire a dimenticare gli eventi traumatici.

 

Falsi ricordi — Per di più negli ultimi anni è venuto alla luce il fenomeno dei falsi ricordi, a cui tutti noi possiamo andare incontro. Innanzi tutto va detto che la memoria non è una semplice rievocazione di eventi passati ma piuttosto una ricostruzione di tali eventi: ogni volta che rammentiamo un episodio, lo interpretiamo e gli assegniamo particolari differenti, che possono anche non essere stati presenti durante l’evento originario. Inoltre possiamo convincerci di «ricordare» qualcosa che in realtà non è mai avvenuto o di cui non siamo stati testimoni.

Sono noti in proposito gli studi condotti in anni recenti in particolare dalla psicologa americana Elizabeth Loftus. A studenti universitari veniva chiesto di rammentare un episodio della loro infanzia in cui si erano persi in un centro commerciale. Dopo un po’ i soggetti affermavano di ricordare l’episodio e vi aggiungevano ulteriori dettagli, come il colore del camice della commessa che li aveva trovati e riconsegnati ai genitori. In realtà quegli studenti non si erano mai persi in un centro commerciale.

Simili falsi ricordi possono riguardare anche i sogni, tanto sotto ipnosi quanto nel sonno normale. Se per esempio una persona ha il timore di avere subìto violenze sessuali durante l’infanzia (questo perché uno psicoterapeuta avanza tale ipotesi), è probabile che sogni un episodio del genere. Il sogno viene poi considerato un ricordo riaffiorato. Negli Stati Uniti vi sono stati vari processi a carico di genitori per violenze sessuali nei confronti dei figli in seguito al riemergere di simili «ricordi» sotto ipnosi, per cui la questione non è puramente accademica. Ciò di cui bisogna tenere conto è che i sogni sicuramente si basano sui ricordi personali, ma a questi aggiungono contenuti immaginari. Come detto, il cervello cerca di costruire una storia coerente a partire da una serie di stimoli caotici, per cui l’esito è un misto di fantasia e realtà, dove le lacune di memoria vengono colmate con racconti fantastici il cui rapporto col reale è scarso o nullo.

 

Sogni premonitori — Come avveniva nel passato, ancora oggi molte persone ritengono che il sogno costituisca l’accesso a un mondo soprannaturale o spirituale e consenta di vedere la realtà ultima delle cose o quanto meno di accedere a cognizioni che allo stato di veglia rimarrebbero precluse. A questo proposito vengono solitamente citati esempi dei cosiddetti sogni profetici o premonitori, nei quali si ha esperienza di un episodio che successivamente si verifica nella realtà. La maggior parte di tali sogni riguarda eventi luttuosi: la morte di una persona cara, un disastro aereo, un incidente automobilistico, ma anche terremoti, inondazioni e disgrazie varie. Quasi tutti i sogni profetici si possono tuttavia considerare delle coincidenze. Se ognuno di noi, come detto, fa almeno 200 sogni per notte, i 6 miliardi e mezzo di persone oggi esistenti sulla Terra dovrebbero produrre quotidianamente non meno di 1300 miliardi di sogni; non stupisce che alcuni di questi siano «premonitori».

Va inoltre osservato che spesso i sogni considerati profetici in realtà non sono tali. Raramente infatti sono dettagliati; in seguito vengono ricollegati all’evento verificatosi, ma solo interpretando in maniera opportuna il contenuto del sogno. Inoltre, per il fenomeno dei falsi ricordi che abbiamo appena visto, si può attribuire ai sogni un carattere di premonizione che invece non avevano al momento del sogno stesso. E naturalmente anche in questo caso può essere all’opera la cosiddetta selezione dei risultati: se un sogno si avvera, lo ricordiamo bene; se non si avvera, ce ne dimentichiamo subito.

 

Contenuto simbolico — Chi si interessa di interpretazione dei sogni, invece, ritiene che fra l’attività onirica e la vita del sognatore vi sia un rapporto ben preciso, anche se solitamente simbolico. Sulla scorta delle opere di Freud o del suo allievo Carl Gustav Jung (1875-1961), si parte dal presupposto che il contenuto dei sogni sia simbolico e che pertanto vari aspetti dei sogni possano essere ricondotti a interpretazioni tipiche e uguali per tutti. Ora, è certamente plausibile ritenere che i sogni abbiano un significato per il sognatore. Tuttavia è infondato affermare che una persona diversa dal sognatore possa «interpretare» i sogni di quest’ultimo sulla base di immagini generiche e codificate. Per citare un esempio, secondo un’interpretazione condivisa da molti autori, sognare una casa starebbe a indicare un esame del proprio io o della propria anima; la casa rappresenterebbe la personalità individuale, e le varie stanze corrisponderebbero ad aspetti specifici della psiche: la soffitta all’intelletto, la cantina all’inconscio, il soggiorno alla vita sociale e così via, mentre sognare una casa vuota sarebbe indizio di insicurezza. Questo genere di interpretazione, per quanto diffuso, è privo di fondamento. Se i sogni hanno un significato, questo è comprensibile realmente soltanto al sognatore, il quale può vedere rappresentati in sogno i propri timori o i propri desideri. Tutt’al più i familiari o gli amici più intimi, che conoscono bene la persona e le sue esperienze di vita, possono capire l’origine e il significato dei suoi sogni, ma pretendere di farsi raccontare da un estraneo (o da un libro) ciò che vogliono dire i propri sogni è illusorio.

Non è questa la sede per esaminare in dettaglio le teorie di Freud o di Jung e nemmeno i recenti risultati degli studi sul cervello, ma in sintesi si può dire che i sogni probabilmente sono una sorta di «esercitazione» del cervello durante il riposo e in genere non hanno alcun significato, ma talvolta possono riflettere alcuni aspetti della vita del sognatore, metterne in risalto timori o aspettative oppure semplicemente segnalare problemi da risolvere.

Una sorta di sogno a occhi aperti è l’allucinazione; di questo argomento, nonché di illusioni e stati alterati di coscienza, si parla nell’articolo Allucinazioni; invece nell’articolo Estasi si esaminano alcuni di tali aspetti legati al mondo religioso, comprese le stimmate.

 

 

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